Regia di Hitoshi Yazaki vedi scheda film
Satoko due anni fa è stata mollata in maniera umiliante dal ragazzo, e da allora sogna inutilmente di innamorarsi e diventare speciale per qualcuno. Fa la centralinista per l'Heaven's Gate, un'agenzia di ragazze squillo. La sua amica Akiyo ama segretamente Kikuchi, un amico d'infanzia; lei tramite l'Heavens Gate vende il proprio corpo, perché vuole mettere da parte i soldi per comprarsi un appartamento più in alto del quinto piano dal quale buttarsi di sotto quando sopraggiungerà la vecchiaia: intanto, per abituarsi all'idea, dorme in una bara. Chihiro lavora in ufficio, e ha il chiodo fisso del matrimonio, ma la sua ingenuità la porta a dedicarsi anima e corpo ad un ragazzo che da lei vuole molto meno. Toko è la sua coinquilina, e da quando il fidanzato l'ha lasciata è bulimica e depressa: è un'illustratrice talentuosa, e le è appena stato commissionato un ritratto di Dio.
Strawberry Shortcakes racconta di quattro ragazze, due coppie di amiche tra loro estranee e legate in maniera indiretta da un buon espediente narrativo. Ma al regista Hitoshi Yazaki non preme in alcun modo ipotizzare astruse concatenazioni del fato, né finalizzare la storia ad un incontro di destini. Non v'è traccia di fatalismo, o meglio, ce ne sono, ma si tratta delle piste sbagliate da cui le protagoniste partono e dalle quali dovranno affrancarsi per trovare sé stesse. Strawberry Shortcakes è, piuttosto e più semplicemente, ciò che appare, ovvero l'istantanea di quattro solitudini alla disperata ricerca di un posto nel mondo. Girando all'insegna di un crudo realismo, il regista si sofferma su vizi virtù e illusioni di quattro esseri umani, quattro perdenti, quattro ragazze sole nella più dispersiva delle metropoli che alle loro solitudini oppongono sogni fatti di principi azzurri e amori infiniti, destinati prima o poi ad infrangersi contro il muro delle rispettive inadeguatezze, a sparire al momento della resa dei conti di fronte alle proprie contraddizioni o alle sopraggiunte consapevolezze.
Ispirandosi all'omonimo manga di Nananan Kiriko, Yazaki affida all'autrice stessa il ruolo più complesso, quello della fragile ed intrattabile Toko, innamorata della propria arte, stabile solo in apparenza ma in realtà rassegnata a (non) bastare a sé stessa, che si masturba leggendo il casto diario della coinquilina, riempiendo con il privato di lei il suo vuoto presente, e delegando la propria voglia di riscatto al messaggio inciso sulla maglietta che toglie solo per dormire ("To be a rock and not to roll", massima zeppeliniana che starebbe bene come sottotitolo del film tutto); mentre Satoko affida ad un sasso raccolto per strada le proprie preghiere (i propri desideri), Chihiro si rifugia in oroscopo e superstizioni, e Akiyo àncora il futuro ad una chimera limitandosi ad osservare disarmata la smania di lotta di un pesce combattente. Il regista, da parte sua, spia le protagoniste nei loro gesti più intimi senza risparmiare nulla allo spettatore, ma senza per questo apparire mai morboso, anzi trasmettendo sincero interesse per i loro destini, la loro crescita, la loro progressiva presa di coscienza e di coraggio.
E' un buon film Strawberry Shortcakes, che si lascia perdonare qualche eccessivo didascalismo grazie ad una messinscena solida e senza fronzoli e ad attrici valide, e che, alla fine del percorso di disillusione, lascia intravedere in fondo al tunnel un bagliore di speranza che potrà essere tanto più potente quanto più forti saranno Satoko Akiyo Chihiro e Toko nel cercare la felicità prima di tutto dentro sé stesse.
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