Regia di Julian Schnabel vedi scheda film
Buone le intenzioni, ma altrettanto (se non di più) mediocri i risultati per quest’opera di Julian Schnabel che aspettavo al varco dopo il bellissimo “Lo scafandro e la farfalla” che fu davvero una delle più grandi sorprese del 2007.
Attesa vana, perchè il suo film non funziona, un po’ per come viene raccontata la storia, un po’ anche per la parte estetica che da un artista come Schnabel mi aspettavo assai più interessante.
Gerusalemme 1948 Hind Husseini (Hiam Abbass) salva un gruppo di bambini rimasti orfani e soli, facendo nascere così una struttura, l’istituto “Dar Al Tifel”, che per lungo tempo accoglierà e crescerà giovani palestinesi in situazioni disperate.
Tra questi arriva anche la piccola Miral (Freida Pinto) che crescendo diventerà anch’essa maestra, ma sarà anche spinta a peronare la causa del suo popolo nonostante le reticenze del padre e della Hind stessa.
Rischierà grosso, anche perché il suo uomo è coinvolto nel conflitto in prima linea e per questo ci finirà anche lei.
Film in cui non mancano le scene forti (che sono anche un po’ troppe probabilmente), d’altronde si attraversa mezzo secolo di un conflitto terribile e senza fine (come sottolineano ulteriormente i titoli di coda), ma che pecca in fase di costruzione, troppo confusa la prima parte nella quale si salta di palo in frasca senza colpo ferire, e che vacilla anche sul versante estetico con scelte per lo più ordinarie alternate ad altre poco convincenti (le prime scene sono troppo luminose, tanto da dar fastidio allo sguardo).
Più lineare invece la seconda parte, che si avvale anche della bellissima presenza di Freida Pinto (sguardo che non può lasciare indifferenti), in ogni caso, salvo alcune scene madri di un certo impatto, il collettivo fatica lo stesso ad emergere per quanto l’andazzo risulti più invogliante rispetto alla prima fase.
Finale poi che prima da una speranza (sono in corso riunioni in Norvegia per firmare la pace che sembra cosa fatta), poi la toglie (insomma quella pace c’è stata solo sulla carta), ed infine ricorda come in quanti ancora non abbiano smesso di crederci.
Insomma, visto l’argomento spinoso che il regista ha scelto di perseguire, e comunque anche il buono spunto di base (ruotare la storia attorno ad un’istituzione fondamentale soprattutto in territori dove i giovanissimi non hanno niente se non sangue e morte), mi sarei aspettato un piglio diverso anche se è vero che questo territorio linguistico non è proprio farina del sacco di Schnabel che infatti dimostra evidenti limiti quando si trova di fronte ad una storia di ampio respiro.
Deludente (purtroppo).
VOTO : 5/10.
Deludente, quando si raccontano certe storie si ha il dovere morale di farlo assai meglio.
L'aspetto migliore del film.
Coinvolta e coinvolgente, d'altronde con quello sguardo non potrebbe essere altrimenti.
Prova di maturità.
Piccola parte che si risolve senza colpo ferire nei primi minuti.
Sa quello che deve offrire e lo fa con tempra e risolutezza.
Coriacea.
Presenza che si consuma praticamente subito.
Nel film è il padre di Miral.
Accorto e saggio.
Sufficiente.
Partecipe.
Sufficiente.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta