Regia di Sönke Wortmann vedi scheda film
La storia di La papessa, come quella di Re Artù o di Robin Hood ha il fascino di quelle avvolte nella nebbia, tra leggenda e verità. Ci sono voluti sette anni all’autrice americana Donna Woolfolk Cross per raccogliere i materiali dell’omonimo libro, e se il romanzo ha già scatenato qualche onda, aspettiamoci un maremoto dal film. Dietro il tessuto narrativo (il conflitto con la famiglia, la fuga da casa, l’incontro con l’amore della vita e i panni maschili indossati per poter studiare in convento) si cela un dramma femminista e una coraggiosa presa di posizione contro la Chiesa cattolica. Al di là del giudizio, o pregiudizio, su una storia di cui si sa davvero poco per non essere almeno in parte vera, il kolossal firmato da Sönke Wortmann non regala appieno ciò che promette. Nella sua classicità, si dilunga oltremisura su ciò che precede lo scandalo, l’ambiguità e il fascino di questo mistero medievale. E la stessa Johanna (Johanna Wokalek) non possiede quel carisma che dovrebbe giustificarne l’impresa. Dimessa, quasi invisibile, scompare accanto al cameo di John Goodman. La sua storia è appassionante, lei no. Il mito ha una forza dirompente che il film non riesce a sprigionare.
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