Regia di Stephen Quay, Timothy Quay vedi scheda film
Quando i fratelli Quay raccontano storie di uomini fanno sì che questi ultimi siano un po’ pupazzi, lasciandosi catturare, dirigere, e condurre verso mondi che si trovano al di là della loro comprensione. Il loro destino è quello di imparare ad essere burattini in mano al loro animatore, e ad amare in una maniera che non gli appartiene, per essere perfetti interpreti di una certa armonia predeterminata. In Institute Benjamenta i protagonisti erano aspiranti camerieri, imprigionati dentro il misterioso microcosmo di un collegio. In questo film sono una cantante lirica ed un accordatore di pianoforti ad essere rapiti dentro un universo sconosciuto: un manicomio travestito da giardino, in cui essi devono mettere la propria arte al servizio di uno psichiatra despotico e visionario. Gli automi teatrali del dottor Emmanuel Droz, che contengono “il grido della natura” e “la più razionale delle irrazionalità”, sono come strumenti musicali astratti, che aspirano, anziché l’aria, l’anima stessa del creato, per farla vibrare in uno spettacolo che pretende di rimettere ordine nella realtà. La regia di questa messa in scena è l’intervento della mente umana sul caos degli eventi, che non rispettano i desideri istintivi e le logiche aspettative degli individui, bensì vanificano i loro sogni di felicità ed i loro progetti di conquista. Droz gestisce la follia altrui adibendo i suoi pazienti al giardinaggio: una metafora del dominio sulla parte selvaggia della vita, che egli applica anche alla sua relazione carnale con la sua assistente Assumpta. Il potere come possesso e principio regolatore è la tirannia che uccide l’immaginazione, e la sua propensione ad affidarsi alla casualità: è la passione che, anziché procedere incerta lungo le frastagliature dell’animo, va diritta allo scopo come un raggio di sole attraverso una lente. È il fungo assassino che attacca il cervello di una formica, sottraendola al suo girovagare, e indirizzandola verso un percorso di morte programmata. L’amore diventa una pratica vampiresca, che segue un artificio rigorosamente pianificato, succhiando sangue e fantasia. Intanto la verità profonda, che non conosce altra strategia che quella del silenzio, si fa strada attraverso le sotterranee vie del sogno: le uniche veramente in grado di sovvertire le sequenze temporali, portando passato e presente a ricongiungersi nella dimensione eterna del ricordo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta