Regia di Stephen Quay, Timothy Quay vedi scheda film
Un titolo come “L’accordatore di terremoti” non può che conciliare alla visione. Sapere, poi, che dietro alla mdp ci sono quei gemelli diabolici dei fratelli Quay, ingolosisce ancor di più gli avidi palati cinefili.
“The Piano Tuner of Earthquake” potrebbe essere visto da qualcuno come una sorta di sogno ad occhi aperti se non addirittura come un sogno dentro il sogno. Per altri, ancora, come una favola nera offuscata dalla logica dell’incubo. Probabilmente ci troviamo, invece, in un’altra dimensione; in una sorta di limbo sospeso tra sogno, realtà e dormiveglia, in cui tutto (e niente) può accadere. Una quarta dimensione con regole proprie, comuni e al tempo stesso estranee ad ogni possibile “(sur)realtà”.
Forse la vita è un’imposizione dall’alto se non un semplice sogno coatto. Che vi sia, poi, un Dio, la Scienza o il Destino a dirigerla, poco importa.
“The Piano Tuner of Earthquake” si strappa di dosso ogni superflua etichetta di genere e sconfina letteralmente oltre il cinema. Un perfetto “quadro in controluce” costruito su scenografie che fanno del teatro in miniatura quayiano uno spettacolo visto attraverso una lente di ingrandimento (volutamente) mal registrata: indefinito, deformato, sfocato.
E quando gli oggetti si rianimano, l’inquadratura si stringe e il dettaglio dona visibilità all’invisibile.
“Tali cose mai accadono, ma sono sempre” recita l’iniziale epitaffio di Sallustio. Quale più azzeccata sintesi per decifrare l’universo-Quay e per presentare quest’opera meravigliosa!
Terry Gilliam (estimatore dei fratelli Quay) figura come produttore esecutivo
Una giovane cantante d’opera, Malvina, viene rapita il giorno prima del matrimonio mentre si sta esibendo sul palco col suo compagno. Da lì in avanti si entrerà in un vortice di decadente ambiguità: “nulla” accade, ma eppur c’è sempre…
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