Regia di Robert Saitzyk vedi scheda film
Ambizioso, ma davvero brutto. L’autore, che sembra aspirare a divenire un Lars Von Trier d’oltreoceano, ci propone una pellicola incoerente nello stile e inclassificabile nei contenuti, in cui i personaggi – si direbbero angeli e demoni con sembianze umane - si confrontano in quella che assume i reboanti toni di una lotta epocale, intrisa ora di enfasi apocalittica, ora di sentimentalismo filosofeggiante. L’iniziale lentezza, artificiosamente sussurrata e rarefatta, finisce per precipitare in una spirale di iperrealismo allucinato, in cui il patetismo, robustamente sorretto da una pessima recitazione, vira a tratti in umorismo involontario, a tratti in puro e semplice cattivo gusto. L’insieme, che dà l’idea di un lavoro realizzato pezzo a pezzo, secondo l’umore del momento, fa pensare ad una inedita specie di sperimentalismo da B-movie, in cui l’autorialità è il vezzo di condire la banalità di trascendenza, e far apparire la rozzezza come l’inevitabile stonatura partorita dal dramma. Godspeed, che mescola la fede cristiana col new age, e confonde l’integralismo e l’eresia col satanismo, spaccia per aderenza alla realtà ed indipendenza dagli schemi quella che è solo approssimazione, usata come effetto flou per dare un tocco apparentemente artistico ad una insulsa, e anche un po’ triviale, fotografia da dilettante.
Presentato al Ravenna Nightmare Film Festival del 2010 e già premiato, l’anno scorso, al CineVegas International Film Festival.
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