Regia di Ken Russell vedi scheda film
Il ritratto dissacratorio e aggressivo del grande Richard Strauss è ingiusto (il compositore, estrema e originale propaggine del tardo romanticismo tedesco, fu sì presidente della Musikkammer del Reich dal 1933, ma fu costretto a dimettersi nel 1935 da Joseph Goebbels quando fu intercettata una sua lettera di solidarietà verso l'amico ebreo Stefan Zweig, suo librettista teatrale dopo la morte di Hugo von Hofmannsthal).
Il film tuttavia ha una carica visionaria, ironicamente grottesca (pur se a volte superficiale e becera, come afferma giustamente il nostro maldoror) e scatenata da risultare attraente e divertente, nonché piacevole grazie ai capolavori debordanti di R. Strauss (di cui inoltre viene presa in considerazione solo una parte della sua produzione, quella più appariscente, mentre l'aspetto più intimista, neobarocco o classicheggiante viene quasi del tutto trascurato, a parte la caricatura del suo Der Rosenkavalier [Il cavaliere della rosa]). 7 1/2
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