Regia di Derrick Borte vedi scheda film
il film di borte scopre le sue carte da subito e ha fatto bene perchè s'intuisce. ma non è un male. l'ennesima degenerazione della famiglia a stelle e striscie come quintessenza dell'anima mondiale odierna: vendere, far comprare e far spendere; alla morte(aggiungerei). il difetto del filmetto è che sembra un pilot per una serie che non avrà futuro. non è capace di pestare sul pedale del grottesco e quindi alla fine ne viene fuori un filmtv che ha parenti molto stretti con le dramatizations fatte per documentari di national geographic o discovery channel. e non è un complimento(aggiungerei). eppure è interessante perchè all'inizio ne ha addirittura del congiura-movie. lauren hutton che si aggira in limousine nera con tutte le sue rughe in esposizione sembra una strega millenaria incarnata in un alien carpenteriano direttamente da THEY LIVE. demi moore, david duchovny, amber heard e ben hollingsworth incarnano l'immagine della famiglia tipo a cui si aspira. belli, in forma fisica, rifatti ma non stravolti. girano l'america, addentrandosi nei fortini dei quartieri residenziali per mettere radici e far alzare il più possibile le loro azioni vedendo a più non posso e come?... usando il loro corpo familiare come televendita vivente. in quanto nucleo(e non famiglia come tiene a precisare la moore)basato su rigide direttive lavorative dovrebbe funzionare al meglio, ma essendo gli appartenenti del nucleo esseri umani respiranti, come in qualsiasi sana famiglia cominciano ad apparire grosse crepe. nessuno di loro ha relazioni o affetti, se non i genitori in qualche sperduto paese della confederzione, e soprattutto i giovani non hanno la disciplina che ha portato la moore ad essere un capo-nucleo fiero. i segreti aumentano e se la figlia non riesce a fidanzarsi per finta con un coetaneo è perchè preferisce gli uomini sposati, il figlio fa sempre più fatica a rimanere rinchiuso nello sgabuzzino. niente di nuovo per carità, però la versione di borte è intrigante. sfortunatamente un vicino di casa s'indebita talmente tanto che non trova alternative al gesto estremo. il castello di carte minato dalle pulsioni umane dei tasselli del nucleo cede e si vede costretto a scappare. la casa/fiera-espositiva viene rapidamente smantellata così come era stata allestita. brava la ritrovata moore nel dipingere uno squalo(ma quanti denti ha !?!?!?) che ha trovato la propria dimensione in una famiglia a contratto e a vendita. la sua fissità dovuta alle percentuali da raggiungere viene smontata dalla troppo reale frase di duchovny che le rammenta che tra un pò sarà troppo vecchia per far da madre a qualsivoglia teen-ager. carineria elefantiaca in un negozio di cristalli di boemia, ma funzionale. duchovny è il punto debole che porta il germe della realtà ma che sa fare il proprio mestiere. impressionante con la tipica tinta dei 60/70enni rosso-bosco-d'autunno, sembra invecchiato di colpo. amber heard un pò sacrificata come del resto il bellimbusto hollingsworth, ma funzionali entrambi. bella la battuta messa in bocca a quest'ultimo dopo che ha fatto outing e può sentirsi libero di vivere la sua omosessualità e di sentirsi VERO in una recita perenne. buoni i comprimari gary cole e una ritrovata e tumefatta glenne headly. finale irriducibile, purtroppo. poteva essere un bel soggetto per il dandy del trash john waters.
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