Regia di Todd Phillips vedi scheda film
Ciò che si dovrebbe richiedere innanzitutto ad una commedia è una dote talmente preziosa da risultare anche rara: è la fluidità, una peculiarità di cui ogni commedia come cristo comanda dovrebbe fregiarsi per potersi considerare tale. Parto col folle pecca proprio in questo, anzi, potremmo quasi considerarlo un archetipo nel cinema americano contemporaneo nei suoi difetti di manico. Retto sulla rischiosa formula dell’incontro-scontro di due personaggi inseriti in un contesto topico a stelle e strisce (il road movie a zonzo nell’America), al film non bastano quelle quattro o cinque gags, scontatissime seppure d’effetto (il cane che si masturba o la rocambolesca fuga dal Messico, ad esempio), per salvarsi dalla noia: azzecca una scena, e subito ne sbaglia una, se non due, tre. Qua e là pure svogliato, tenta addirittura di mescolare il comico puro (comicità fisica a rotto di collo) con il dramma intimista (totalmente fuori luogo i riferimenti al padre morto di Zach Galifianakis), infarcendole di alcuni pesanti siparietti in cui si confonde il cinismo col cattivo gusto e anche di un sottofondo romantico riguardante Robert Downey Jr. (vagamente straniante la sequenza psichedelica) e i dubbi riguardanti la moglie. I due protagonisti sono in palla, ma il copione non rende giustizia loro; se Jamie Foxx e Juliette Lewis, poi, sono costretti ad interpretare ruolini così insignificanti c’è un problema evidente.
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