Regia di Romain Goupil vedi scheda film
In una scuola francese, insegnanti e genitori si mobilitano contro l’espulsione degli immigrati clandestini. Ma i bambini fanno di più: fuggono di casa, prendendo con loro una coetanea cecena, e si rifugiano in uno scantinato nell’attesa che le acque si calmino. La particolarità della storia consiste nell’essere raccontata da un punto di vista straniante: quello di due dei protagonisti di quell’avventura, ormai invecchiati nel lontano 2067. È un modo per attenuare i toni, che altrimenti sarebbero drammatici (c’è anche un suicidio, che però non viene mostrato in scena), ma produce un effetto curioso: ci si dovrebbe indignare per il trattamento riservato ai sans papiers, e invece ci si ritrova a seguire le vicissitudini di Milana e Blaise alle prese con il sentimento che sta nascendo per la prima volta tra loro (ed è imprevedibilmente destinato a durare per tutta la vita, si scopre alla fine). Insomma, una bizzarra commistione tra film di denuncia e commedia adolescenziale. E mentre nel primo gigioneggia una Valeria Bruni Tedeschi sopra le righe (anche per colpa di un doppiaggio infelice), la seconda descrive con delicatezza l’animo di una ragazzina divisa fra il senso di solidarietà familiare e il desiderio di raggiungere la propria felicità: paradossalmente, l’ottenimento della nazionalità per lei coincide con la separazione dal ragazzo. Strana anche la visione del mondo del futuro: pulito, ordinato, ma gelido.
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