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Mangia prega ama

Regia di Ryan Murphy vedi scheda film

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La recensione su Mangia prega ama

di Baliverna
4 stelle

La Roberts si mangia un bel tacchino al forno, succulento. Per lo spettatore, però, di arrosto ce n'è poco.

Quali sono i problemi di questo film (perché problemi ci sono)? Dunque, gli attori mi sembra s'impegnino e facciano quello che possono. Devo anche dire che la fotografia ha i suoi meriti, specie con i giochi di luci e ombre, e i colori un po' pastello. A non andare è sicuramente la scenggiatura, che non vanta dialoghi decenti e mantiene tutto in superficie, dai personaggi alle tematiche. Persino il personaggio della Roberts, protagonista assoluta, è incerto e poco chiaro. Si vede solo la sua crisi esistenziale, non approfondita, e, vagamente, il suo cammino interiore. Qualche tocco apprezzabile lo vediamo nel suo amico presso la comunità, ma in complesso anche lui è un'occasione sprecata. La ragazza indiana è solo folclore locale. Anche la stessa comunità rimane alquanto confusa come realtà, benché, almeno nel senso del film e credo nelle intenzioni della scrittrice del romanzo, essa rivesta un ruolo positivo. Chi o che cosa pregano quelli ? Che principi seguono? Quanto alle scene di meditazione con le dita in posizione da ombre cinesi, mi sembrano dei video pubblicitari di qualche palestra yoga.
L'Italia e Roma sono quanto mai stereotipate e turistiche. Un eccesso sicuro, frutto dei più frusti pregiudizi americani su di noi, è il fatto che nell'appartamento che la protagonista prende in affitto manca... il wi-fi? Quello sicuramente, ma manca anche l'acqua calda!
Rimane qualche buon sfogo della Roberts, qualche suo sguardo malinconico, il suo volto a tratti smunto e sofferente (involontario?), e un simpatico perdigiorno finale che le conquista il cuore.
Il regista, dal canto suo, dirige senza nerbo e senza brio, tanto che la noia si sente, specie nella parte centrale. Quando non si riesce a rendere interessante un film, pur in presenza di una trama variegata con tanti snodi e personaggi, vuol dire che proprio non ci si sa fare. E, gira e rigira, si torna sempre alla stessa domanda: perché a Hollywood danno grandi mezzi e divi in mano a registi incapaci? Perché non li danno a chi ha il talento?

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