Regia di Ryan Murphy vedi scheda film
Best-seller con pretese filosofeggianti come ce ne sono stati tanti,di quelli che ti vorrebbero spiegare come ritornare a vivere,"Mangia,prega,ama" è stato tradotto in film senza avere il medesimo impatto al box-office:sarà perchè la stella di Julia Roberts,dopo anni di fulgore assoluto,non ha più lo stesso richiamo di una decade fa,ma il lungometraggio che ne è stato fatto,diretto dal regista di "Correndo con le forbici in mano",non ha raccolto stuoli di consensi come sperato dai produttori.Si parte da un divorzio,che si incrocia ad una crisi creativa di quelle solide e distruttive,e per la scrittrice protagonista è la stasi totale:allora,visto che sì,viaggiare,evitando le buche più dure può far bene,ecco la Roberts in una Roma in cui,naturalmente,gli autoctoni stanno parecchio tempo dal barbiere (arredati come negli anni Sessanta),parlano con fierezza del loro amore per "il dolce far niente",e si va pure a Napoli per mangiarsi una bella pizza e tornare via.Al di là della sarabanda di clichès sgonfi e triti dell'Italia vista dal cinema USA (con il Woody Allen di "To Rome with love" abbiamo toccato il fondo,comunque),la storia continua e ci porta in India per meditare,e a Bali per rilassarsi e trovare occasioni per risorgere a suon di baldo e spensierato sesso,magari pure innamorandosi.Meno male che non si è fatta tappa a Londra per un tè e a Mosca per una bella vodka ghiacciata,perchè si sarebbe fatto il pieno.Resta il fatto che la Roberts sarebbe anche un'attrice interessante,se la impigliassero di meno in personaggi così insulsi,che gli altri attori potrebbero risultare meglio,se avessero a che fare con caratteri e non stereotipi al cubo,e che come molti film statunitensi sul "ritrovare se stessi",si evitasse di affondare pesantemente in una superficialità inconsapevole,che imprime svolte decisive nelle vite di persone smarrite,facilemente recuperabili con qualche buona parola e una bella dose di ottimismo gratuito,che nella vita reale non è così semplice da indossare.
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