Regia di Mika Kaurismäki vedi scheda film
Scritto dai fratelli Mika e Aki Kaurismaki insieme al protagonista (non eccelso come interprete, va detto) Kari Vaananen, Rosso è - oltre che uno dei primissimi lavori diretti da Mika - essenzialmente un gangster movie alla scandinava: indolente, laconico, in apparenza sconclusionato, con una spiccata vena per il ritratto verista (dialoghi non necessariamente ficcanti, ritmo blando, fotografia chiara, prevalenza di esterni) di perdenti consci, ma non per forza fieri, di essere tali. Perdente è Rosso, perdente è chiunque incontri sulla sua strada, compresa la bella Maria, perdente è la parabola che il protagonista traccia nel suo cammino dantesco, di immersione negli inferi al fine di ritrovare la luce; Kaurismaki sottolinea tale attinenza all'inizio e alla fine del film citando alcuni passi della Divina commedia (peraltro i più banali: quasi soltanto i primissimi). Allo stesso modo, parlando di un italiano, ecco che vengono messi in scena spaghetti, canzonette (persino Toto Cutugno!), ma anche testardaggine e orgoglio fuori misura: la caratterizzazione di Rosso è più un misero stereotipo, privo di idee e colmo al contrario di banalità, dell'italiano medio e anche per questo il personaggio perde molto in fretta di credibilità e quindi di interesse. Fra alti e bassi (e prevalendo i secondi), con una storia non eccezionale e un cast poco esaltante, probabilmente la cosa meglio riuscita di Rosso è la fotografia di Timo Salminen. 4,5/10.
L'italiano Giancarlo Rosso, killer di professione, viene assoldato per fare fuori la bella finlandese Maria; l'uomo però non parla una parola della lingua del posto e dovrà faticare a lungo prima di trovare la ragazza.
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