Regia di Jan Svankmajer vedi scheda film
Jan Svankmajer è uno di quei registi che punta lo sguardo sui colori spenti, sul limite che esiste tra realtà e finzione, sui sogni onirici riportati alla mente delle persone afflitte da un carattere cupo. Ogni film del cineasta cecoslovacco è nero, in simbiosi con quello che sta raccontando. I registi del presente, ad esempio Tim Burton, sono stati influenzati dalle favole gotiche che Svankmajer dirige e ne hanno ripreso il contenuto, la forma, la caratterizzazione dei personaggi. I protagonisti di questa storia sembrano bambole lasciate in disparte in una cameretta impregnata di un odore acre, dato che si muovono meccanicamente e parlano attraverso le didascalie del libro da cui è tratto (Il Castello Di Otranto, testo scritto da Horace Walpole, considerato il primo romanzo gotico della letteratura mondiale). Questi personaggi ricordano l'arte naif, che si basa sul surrale, sulle cose vere o su quelle false. Non ha mai una spiegazione. Nella pellicola L'Uccello Dalle Piume Di Cristallo, una delle alternative soluzioni al mistero riguardava l'arte descritta prima, oppure possiamo ricordare l'inquitante struttura nel film La Casa Dalle Finestre Che Ridono. Si può notare che i due film appena citati sono gotici, quindi il gotico è quella parte horrorifica che si insinua tra i meandri dispersi della mente umana. Svankmajer guarda con occhio attento anche il cinema mitologico, il peplum specialmente, che si trasforma in creatura mostruosa che scruta con occhio attento tutto quello che succede. La profezia al quale il film è legato ricorda quella recente sulla fine del mondo, infatti quel castello che cade a pezzi sopra il corpo del personaggio è il mondo che sta andando in catafascio nell'era presente.
Il confine tra realtà e finzione, tra cinema e fotografia, tra didascalie e libro intero è sottilissimo. Il regista denuda completamente ogni forma d'arte e le accomuna facendo un tutt'uno. Ed è bravissimo anche a montare il materiale. Se prima vediamo pagine del libro da cui il cortometraggio è tratto, successivamente scrutiamo quello che sta succedendo nella trama (proprio come il gigante mitologico), infine osserviamo fotografie in bianco e nero, che suggellano ogni tentativo dello spettatore di entrare in quel mondo magico. Non seguiamo la storia d'amore, perchè il vero interesse sta nel veder affrontare tutte le controtesi da un archeologo, che fonda il suo pensiero sul mitologico, sulla forma magica che è cinema e su quello che è capace di far vedere. Non importa se è la realtà o il sogno, perchè anche i giganti devono pur soccombere.
La trama del libro viene soltanto ridotta da Svankmajer, che in 10 minuti racconta tutto il necessario per capire quello che sta succedendo. Naturalmente, guardatevi il cortometraggio con i sottotitoli in inglese, altrimenti dovrete usare il traduttore per seguire la storia, dato che le didascalie sono scritte in cieco. Una fotografia meravigliosa e cupa osserva un paesaggio distorto mentre due cavalieri stanno combattendo, uno dei due uccide l'altro. In quel momento non solo il bianco e il nero, ma anche il rosso della vittoria. Una vittoria che ha le sue radici nelle provocazioni.
Il Castello Di Otranto è uno dei cortometraggi più sconosciuti del regista cecoslovacco, ma uno dei suoi migliori. Da recuperare assolutamente, magari su youtube.
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Grazie sasso. Il libro l'ho letto un paio di anni fa, lo presi in prestito da una biblioteca. Il fatto che ho visto questo cortometraggio me lo ha riportato alla mente. Credo che me lo comprerò, così da rigustarmelo con uno sguardo diverso, magari più surreale. Un saluto.
il romanzo forse apparirà "ingenuo" ma merita senz'altro la lettura, soprattutto tenuto conto di quando fu pubblicato (1764). Attualmente lo si può trovare nella versione con testo originale a fronte (ed. Oscar Mondandori), che è quella che ho anch'io.
Ne possiedo una vecchissima edizione di una casa editrice di cui non ricordo il nome ma che all'epoca (diciamo 25 - 30 anni fa) pubblicava i classici del gotico. Della stessa collana ho "Il Monaco" Matthew G. Lewis. MI hai incuriosito molto con questa recensione. Ciao
Ringrazio M Valdemar per la notizia. Mi recherò senz'altro in libreria per comprarlo, devo assolutamente rileggerlo. Ringrazio Gianni, come sempre molto gentile. Contento di averti incuriosito. Il Monaco non l'ho letto, provvederò magari anche a questo. Un caro saluto a entrambi.
Mi sembra che la prima edizione, forse quella di cui parla Gianni, fosse della TEA. Me lo prestò la mia professoressa d'italiano del liceo.
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