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The Host

Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film

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La recensione su The Host

di leporello
6 stelle

   Era il 2006, e né io, né nessun altro, avevano ancora visto i film che Bong-Joon-Ho avrebbe sfornato in futuro, fino ad arrostire i rosiconi del film d’autore che hanno storto il naso sulla recente Palma d’Oro di “Parasite”. Certo, a guardare questo film dopo la riscossione di quella suddetta Palma d’Oro, vien quasi da sorridere: mai un autore del genere avrebbe potuto raggiungere un tale traguardo. Pareva corretto.


   Personalmente, ora che la Palma d’Oro io gliela ridarei due volte, trovo che dal DNA di questo mostricciattolo simil-Godzilla e del suo ideatore sia perfettamente diagnosticabile un buon talento narrativo, un umorismo degno di nota, un disincanto e una voglia di intrattenere che, purtroppo in questo film come nei successivi prima di “Parasite”, è solo viziato da una (pesante, però!) lungaggine e da una verbosità di immagini (qual è il termine per dire “verbosità di immagini”? Critici, aiuto!) che mette in secondo piano, o quantomeno adombrano, le buone intenzioni e le altrettanto buone idee.


   Insieme al regista coreano, per fortuna, lavorano sempre degli attori che, per quanto possibile, levano qualche castagna dal fuoco all’incauto titolare dell’opera. In questo “The Host”, per esempio, il protagonista Kang-ho Song ha una verve degna della miglior Commedia dell’Arte in stile goldoniano (a proposito: un film in costume di Bong-Joon-Ho ambientato nella Parigi della Restaurazione con Tilda Swinton nei panni di una prostituta corrotta al soldo degli austriaci? Sarebbe un successone!), e molte delle banali scempiaggini che attraversano tutto il film vengono almeno parzialmente temperate da quella “personalità di carattere” che sarà poi la vera chiave del successo di “Parasite”.

 

    Aspettiamo qualche Arlecchino, poi ne riparliamo. Intanto, per questo “The Host”, felicità assoluta per i consumatori compulsivi di pop-corn, per gli amanti degli stolzi (dalle mie parti, gli “stolzi” sono gli spaventi improvvisi), per quelli che un po’ sono bambini e un po’ di quelli che della vita vera non gliene frega un cavolo. Vedete voi.

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