Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film
Monster-movie poco ecologico e molto politico, poco militare e molto familiare. Dopo un prologo di eloquente e rara inutilità il mostro appare nella sua bruttezza alla luce del giorno scatenando il caos e la paura di tutti. La creatura enorme e anfibia si muove facilmente fuori e dentro l’acqua inquinata del fiume Hun per catturare le sue prede umane. Chi sfida il mostro ne diventa il cibo presente o futuro senza bisogno di farlo a pezzi. Quando la creatura rientra in acqua solo i parenti nel momento del lutto crederanno che la loro bambina sia ancora viva non ancora consumata come pasto e capace di comunicare via cellulare con il padre. La famiglia è stata messa in quarantena perché ha avuto contatti di sangue con il mostro solo per renderne più difficile e avventurosa la fuga. La ricerca della bambina per il nonno, il padre , lo zio e la zia e cercare l’equilibrio tra una tragedia imminente e sempre possibile e la prevedibile reazione dell’opinione pubblica di creare una quasi grottesca situazione di psicosi collettiva. La lotta contro un essere deforme diventa la situazione che esalta ogni membro della famiglia a scoprire la verità sulla salute della bambina, la tragica responsabilità assunta dal capo-famiglia nonno, la conoscenza informatica dello zio laureato e disoccupato, la capacità balistica della zia atleta silenziosa, le risorse per sopravvivere della bambina e l’irresponsabile padre che alla fine del suo percorso di redenzione sarà in grado di prendere il posto del nonno. Il mostro del fiume è il cattivo del film insieme a qualcosa che può non far vivere le persone fino a che non decidono di spegnere la televisione. Il regista non vuole salvare il pianeta o far vedere l’efficienza dei soldati coreani, ma vuole uccidere il mostro della propaganda che “ diffonde” virus che non esistono. Un film che fa prevalere la missione personale sulle visioni di massa, l’azione di pochi sulla preparazione degli altri, la leggerezza dell’attività sulla pesantezza della passività.
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