Regia di Woody Allen vedi scheda film
39° film di Allen. Ormai si può giocare a individuare i motivi ricorrenti nel suo cinema, tanto sono riconoscibili: l’uomo maturo che lascia la moglie per un’ochetta e poi se ne pente (Mariti e mogli), lo scrittore che non riesce a terminare un romanzo (Celebrity), la comunicazione soprannaturale con i propri cari defunti (Alice) ecc. Anzi, siamo all’aperta autocitazione: “A volte le illusioni funzionano meglio delle medicine” riprende l’ultima frase di Ombre e nebbia. Però, all’interno di un (inevitabile?) manierismo che prevede i soliti intellettuali in crisi, le solite famiglie che si sfasciano, le solite ricerche di un amore che sembra introvabile, la solita incapacità di accettare la vecchiaia, colpisce il modo in cui Allen sceglie di non chiudere, lasciando lo spettatore (a cui si presuppone ben nota la precedente filmografia del regista) libero di scegliere un finale alle varie storie: Josh Brolin deciderà di uccidere l’amico in coma per eliminare un testimone scomodo (come gli altri assassini per caso di Crimini e misfatti e Match point)? cosa rivelerà il test del DNA sul bambino che sta per nascere (altra situazione di paternità confusa dopo La dea dell’amore)? E c’è almeno una scena da ricordare: Josh Brolin guarda dalla finestra la sua ex casa, dove l’ex moglie gli appare bella come prima gli appariva la ragazza sconosciuta; una scena brevissima e senza parole, ma toccante per come fa riflettere sull’inestinguibilità del desiderio.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta