Regia di Russ Meyer vedi scheda film
Nel vecchio west un anziano ricorda le usanze stravaganti dei suoi compaesani: donnine nude, pallottole vaganti, gorilla nei saloon, cantanti messicane, feroci indiani, pistoleri che scazzottano fra loro e altri che fanno scherzi scemi...
Wild gals of the naked west è un Russ Meyer ancora acerbo: benchè già quarantenne (classe 1922), il Nostro era a un passo dalla fama planetaria con lavori come Faster, Pussycat! Kill! Kill! (1965) o Vixen! (1968), che codificheranno il suo stile e che stava minuziosamente preparando anche con pellicole 'minori' come questa. L'ironia sbracata del regista già c'è tutta, così come il gusto per la scenetta in stile slapstick comedy e, ça va sans dire, le ragazze con le poppone (sempre esagerate, sempre naturali) di fuori; ma in questa opera la comicità è fin troppo aperta, del tutto evidente e priva di qualsiasi sottotesto critico. Se il punto forte dell'intera opera (successiva) Meyeriana è la satira al sogno americano, qui ci si limita semplicemente a fare una vaga parodia, un ritratto per iperboli delle bizzarrie del selvaggio west: niente di più. La sceneggiatura scritta da Jack Moran non porta da nessuna parte, per una buona metà il film è un'accozzaglia di sketch incastrati alla bell'e meglio con un montaggio a dire il vero frenetico; nella seconda parte arriva in paese 'lo straniero' e mette a posto tutti, scemi e cattivi (più i primi che i secondi, quantitativamente parlando). Interpreti semisconosciuti, Meyer si riserva anche il ruolo di direttore della fotografia e quello di montatore; questo è il suo quarto lungometraggio a soggetto e il successivo arriverà l'anno seguente, Heavenly bodies! (1963). 3/10.
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