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May

Regia di Lucky McKee vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su May

di maghella
10 stelle

Naturalmente questo non è un capolavoro cinematografico come le mie 5 stelline gli attribuiscono. Le 5 stelline sono per il forte impatto emotivo che questo film mi ha dato, da tempo un film horror non mi coinvolgeva così tanto.

May è una giovane ragazza, con un problema ad un occhio, un leggero strabismo che da piccola l'ha resa insicura e motivo di scherno da parte dei bambini. May riceve per questo dalla mamma una bambola, una bambola inquietante (come solo certe bambole possono essere), rinchiusa in una teca di vetro perché fragile e molto preziosa.

Se non sai trovarti un'amico, inventatelo”, questa la frase che la mamma ripete in continuazione a May, che così diventa una bambina (prima) e una donna (in seguito) associale, con una bambola come unica amica e confidente.

Da adulta May lavora in una clinica veterinaria, e instaura un rapporto ambiguo e omossessuale con una sua collega, ma sarà l'innamoramento verso un ragazzo a stravolgere il fragile equilibrio di May.

May è molto brava a cucire i propri vestiti, e ha una attenzione morbosa per i particolari, sarà proprio il particolare delle mani del giovane ragazzo, Adam, a farle prendere il coraggio per avvicinarlo. Dopo i primi approcci amorosi, Adam si rende conto della “stranezza” di May e l'allontana, questo ennesimo rifiuto rende May furibonda, e decide di costruirsi un amico con le vari parti anatomiche di tutti quelli che l'hanno usata e lasciata: il collo della sua collega, le gambe dell'amante della sua collega, il busto di un ragazzo che aveva adescato alla fermata del bus.... e le mani di Adam. La testa è di pezza con gli occhi di vetro della sua bambola, andata in frantumi.

Il fantoccio non servirà a May, che con un atto disperato cercherà in tutti i modi di dare vita al suo Frankenstein, rendendo l'ultima scena davvero commuovente, sino alle lacrime.

May è un film che come impatto emotivo ricorda molto “Carrie lo sguardo di Satana”, una donna sola, emarginata, associale, presa di mira da quelli considerati “normali”, che per una grossa delusione d'amore ricorre alla sua follia per trovare una soluzione alla troppa sofferenza, lei sarà una vittima di sé stessa.

Un film che si sofferma molto sulla costruzione psicologica dei personaggi, sulla protagonista in primis, causando forse qualche lacuna nella sceneggiatura, ma si può soprassedere concentrandosi su alcune scene davvero riuscite. Non sono le scene splatter ad avermi catturata, quanto quelle di narrazione, una su tutte quella della lavanderia, dove May capisce che Adam la evita, in quella scena si respira davvero tutta l'amarezza, e si entra in completa empatia con May, capendo in toto tutte le azioni che compierà in seguito, anche le più efferate, che sembreranno così quasi una sorta di esorcismo per tutto il male ricevuto. Questa empatia emotiva con May è dovuta sicuramente a quel senso di disagio e di inadeguatezza che mi accompagna da sempre, quel senso di disagio con il proprio corpo e la voglia di cambiarlo è una sensazione che conosco molto bene.

Angela Bettis incarna una May meravigliosa, eccentrica, controllata e pronta a non avere più il controllo, fragile e forte nello stesso tempo, capace di mutare aspetto grazie ad un fisico eccezionale e a un volto molto espressivo. Una May bambola meravigliosa.

Altra cosa che mi ha innamorato di questo film è stato l'omaggio a Dario Argento, in una scena Adam dice a May che sta andando a vedere “Trauma”, e in un'altra scena vi sono alcune foto del regista italiano e dei suoi film incorniciate, mi piace sempre vedere quanto Argento sia tenuto in considerazione dai giovani registi che si avvicinano all'horror. Un film che mi ha commosso tantissimo, da vedere per chi non l'ha mai visto, da rivedere presto per me che l'ho appena visto.

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