Regia di Nina di Majo vedi scheda film
È il film meno personale e più sciapito di Nina Di Majo, forse anche vagamente inutile, che non aggiunge pressoché nulla alle carriere di tutti i personaggi coinvolti eccetto Margherita Buy. Buy, come al solito infallibile, riesce finalmente a caratterizzare la sua immagine di sorrisi, candori, allegrie. È quasi un miracolo e pertanto, già solo per questo, va assolto. Ma sì, perché alla fine il film è poca cosa, una commediuccia all’acqua di rose sulla sfiga di una quarantenne borghese e benestante della Firenze bene con casale in campagna (basta con sti casali!) dove campa tutta la discutibile famigliola. Pare nasca come risposta italiana a Bridget Jones, ma il nostro vero Bridget Jones è Fabio Volo, qui implicato in un ruolo che non riesce a rendere al meglio. Però. Però far passare Fabio Volo per un bell’uomo non è solo poco credibile, ma anche pericoloso: alfiere di una o due generazioni di perdenti di successo, rischia di convincerci del fatto che i finti falliti (perché alla fine, da conoscitore ed appassionato della simpatica narrativa di Volo per svariate ragioni personali, posso dire che i personaggi che racconta tali sono) piacciono. L’inaspettato successo che ebbe è da riferirsi a tre fattori: l’ovvio coinvolgimento delle quarantenni single (grandi frequentatrici di cinema), il coinvolgimento di Fabio Volo (che tra l’altro vende tanto in libreria) e la partecipazione di Luciana Littizzetto (abbastanza sprecata). Poca cosa, ma si lascia vedere e si dimentica subito.
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