Regia di Fatih Akin vedi scheda film
Vedendo Solino, suo film d'esordio, si può immaginare che Fatih Akin sia cresciuto, come regista, a pane e Nuovo cinema Paradiso. E ci sono già in quest'opera, a mio parere immatura, di molto peso e di scarso pregio, molte delle tematiche del suo cinema futuro: la famiglia, l'emigrazione, il cinema, la cucina.
La cosa strana è che il turco di Germania Akin parla di una famiglia italiana, per la precisione pugliese, emigrata a Duisburg (la città della tristemente famosa strage del Ferragosto 2007), dove apre un ristorante di cucina italiana.
La storia, scritta da Ruth Toma, è abbastanza banale, senza che il fatto di duplicare l'unico protagonista di Nuovo cinema Paradiso in due fratelli sappia renderla più interessante rispetto al film di Tornatore.
Lotte tra fratelli, tra figli e padre, la malattia della madre, un ritorno alle radici pugliesi sono ingredienti di un romanzo d'appendice che non appassiona quasi mai e che appartiene al versante meno felice di un regista altrove (si pensi alla Sposa turca e ad Ai confini del paradiso) ha invece saputo fornire prove più che convincenti.
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