Regia di Tonino De Bernardi vedi scheda film
Le storie, per essere importanti, non devono necessariamente essere straordinarie; l’essenziale è che siano vere, ed appartengano a qualcuno. La continuità e la (in)coerenza di un itinerario esistenziale bastano da sole a conferire, alla successione quotidiana degli eventi, una dignità ricca e preziosa, soprattutto se, lungo la strada, è capitato di incontrare l’arte e il sentimento. La solita vita ritratta dai filmini di famiglia non ha allora nulla da invidiare alla vita di un ambasciatore, che ha attraversato il mondo in lungo e in largo. Sentirsi “a casa propria” è un concetto indistinto, appeso alle singole parole, che, in qualsiasi luogo, cadendo dalle labbra, possono toccare un terreno fertile, e germinare, oppure languire e disfarsi sull’asfalto. Questo è l’unico criterio umanamente valido per distinguere la patria dal suolo straniero, e per determinare prossimità e distanza. è sempre una voce ad unire il passato e il presente, il qui e l’altrove, attraverso il racconto di un viandante, una musica suonata ad una festa, una testimonianza incisa su di un nastro, una frase impressa su una monetina.
Tonino De Bernardi ritrae l’ordinario, con quei risvolti indecorosi di cui spesso ingiustamente ci si vergogna, per comporre l’imperfezione e la trascuratezza in una melodia delicatamente dissonante e sussurrata. Il suo cinema si rifiuta di vedere il mondo in maniera diversa da come il nostro occhio usualmente vaga e indugia nella normalità dei nostri giorni; il suo sguardo non segue altra estetica se non quella errabonda dei pensieri sciolti. Il suo lirismo schiaffeggia i sogni per svegliarli dal loro etereo torpore ideale, e riportarli ai toni plastici, acerbi e irregolari del reale. La tecnica del collage e della sovrimpressione - tipica del suo stile inquieto e mai sazio di inanellare suggestioni - serve qui per rendere il senso della simultaneità, ossia il principio su cui è basata la complessità della persona: ciò che noi siamo, è ciò che siamo stati e ciò che ci apprestiamo a diventare, perché l’essenza poetica e immortale della nostra anima è fatta di nostalgie e di speranze, di traumi e di paure, e, non ultimo, di confronti tra il simile e il dissimile.
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