Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
Bellissimo melodramma fassbinderiano con evidenti intenzioni allegoriche: nella vicenda di Maria Braun si rispecchia il destino di una Germania sconfitta, in macerie, privata della propria anima, che per sopravvivere deve prostituirsi e scendere a patti col nemico, nell'illusoria speranza, pur ardentemente coltivata, di un futuro migliore. Una delle grandi qualità del film risiede nel fatto che la metafora socio-politica, chiaramente delineata, si integra armoniosamente con una vicenda di carattere romanzesco e melodrammatico di stampo hollywoodiano (il modello resta Douglas Sirk) ma rivissuta con una sensibilità tutta europea. Ed è una storia davvero appassionante, che passa con estrema facilità dall'epica alla satira all'intimismo, padroneggiata con abilità da una messa in scena all'insegna dell'iperrealismo. Il personaggio di Maria Braun è stato delineato sapientemente in sede di sceneggiatura e ha trovato un'interprete superba in Hanna Schygulla: è lei il vero motore del film, tanto da risultare presente in quasi tutte le sequenze, e l'attrice ha retto il difficile compito con una vastissima gamma di toni e di registri espressivi. Estrema fluidità della scrittura, geniale sapienza luministica nella fotografia di Michael Ballhaus, pregnanza di significati e precisione nella rievocazione ambientale sono alcuni fra i tanti doni di un film che inevitabilmente si pone come una summa dei precedenti melodrammi fassbinderiani, proprio nel momento in cui, per la prima volta, il regista ottiene un ampio successo internazionale (e la sua parabola artistica, purtroppo, già volgeva al termine). Tra le scene memorabili, il matrimonio durante i bombardamenti, il ritorno del marito mentre Maria fa l'amore col soldato di colore, la spregiudicatezza di Maria nel concludere gli affari per l'industriale Karl Oswald, le scene carcerarie e tutta la parte conclusiva del film. Un'opera che personalmente non mi è sembrata neanche così fredda e cinica come alcuni l'avevano descritta, a tratti un pò misteriosa ed enigmatica, forse un pò sfuggente per il pubblico che non conosca bene la storia della Germania del dopoguerra, ma sempre ispirata e degna dei migliori film di Luchino Visconti. Certamente, uno dei film fondamentali del Nuovo Cinema tedesco degli anni Settanta.
voto 9/10
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