Regia di Goutam Ghose vedi scheda film
Un film dalla tonalità crepuscolare e selvaggia, segnato dal fuoco e intriso nell'acqua. Lo sguardo di Goutam Ghose si sfrangia nel fiammeggiare di scorci silvestri e brandelli di miseria, che, nella penombra, lasciano intravedere le tortuose forme di corpi cotti dal sole. I contorni irregolari e spigolosi, che si confondono con i tratti di un paesaggio aspro, fanno pensare all’espressionismo di Kirchner, alla sua umanità sfigurata dalla durezza della vita, che esprime sofferenza in ogni nervo, in ogni vena, in ogni tendine. Gli artistici colori delle vesti indiane e le romantiche suggestioni cromatiche dei paesaggi fluviali sono gli echi sfumati e smarriti di una poesia ormai lontana, abbattuta, nell’ambiente rurale, dalla brutale violenza delle lotte di casta e, nel contesto urbano, da una devastante crisi economica. La bellezza e la dolcezza sono oramai ridotte a pezzi, sono frammenti perduti negli angoli della realtà, minuscole scaglie scintillanti nell’oceano della disperazione: il ricordo di un giorno felice, il fremito di un bimbo nel ventre materno, lo stupore davanti a una nuova scoperta sono le rare occasioni di una gioia silenziosa e profonda, che interrompono, solo per un istante, la sfiancante fatica della sopravvivenza. La traversata è l’oleografia di un sogno finito nel fango: le umilianti vicissitudini dei due giovani coniugi, costretti a fuggire dal loro villaggio, raccontano di una piccola felicità insidiata da un grande male, che è fatto di odio, avidità, cinismo ed oblio di qualsiasi forma di sacralità.
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