Regia di Neil Marshall vedi scheda film
Il Centurione Quintus Dias (Michael Fassbender) è di stanza in Britannia nel 43 d.C., insieme alla sua guarnigione, per contrastare i Pitti e continuare la conquista romana dell’isola. Ma la resistenza e la caparbietà degli indigeni metteranno a dura prova le impreparate forze romane e la sua stessa sopravvivenza.
Neil Marshall riprende varie leggende di epoca romana, come la fantomatica scomparsa della IX Legione nei boschi della Britannia (dopo il pessimo “L’ultima Legione” di Lefler del 2007) e infarcisce un’avventura guerresca dal respiro quasi classico (ma con un occhio a John Milius), se non fosse per la particolare visione “sanguinolenta” impressa dalla sua mano avvezza a mettere in mostra con efficacia e dovizia di particolari le efferatezze umane. La sua visione della battaglia, infatti, è caratterizzata da uno stile realista, non edulcorato dalle stlizzazioni inverosimili di altre pellicole similari: gli scontri fisici sono sanguinari e brutali, la carne viene squarciata e perforata sempre in visione di camera, senza risparmiarci la visione di abbondanti profluvi di liquido ematico, caratterizzato da tonalità vermiglie cariche ed iperrealiste. Una odissea sanguinosa, quella del protagonista e dei suoi compagni legionari, avversati da nemici, i Pitti, sfuggenti come ombre e implacabili come fiere; una popolazione britannica organizzata in tribù, già citata a più riprese nei racconti fantastici di Howard con protagonista Conan il Cimmero, che oppose, anche nella realtà storica, un strenua difesa contro l’avanzata romana. Altro aspetto caratterizzante dello stile di Marshall è l’ambientazione naturalista, in questo caso boschiva e montagnosa (già usata in “Dog Soldiers”) che fa da sfondo etereo e indifferente alle vicende umane rappresentate, madre natura benevola ma pronta ad accogliere gli abbondanti sacrifici umani che ingrasseranno la sua terra e sfameranno la sua fauna. Il suo stile si mantiene vitale e non compromissorio, anche se la sua proverbiale cattiveria viene leggermente sfumata in favore di una sceneggiatura (dello stesso Marshall) più convenzionale e consolatoria. Gli attori protagonisti offrono, in conclusione, una prova efficace nella caratterizzazione dei vari aspetti emotivi di uomini (e donne) vittime, a vario titolo, degli orrori della guerra, senza (impossibili) schematizzazioni tra buoni e cattivi.
Violenta.
Implacabile.
Omerico.
Stoico.
Spietata.
Veloce.
Duro.
Inaffidabile.
Selvaggia.
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