Regia di Federico Zampaglione vedi scheda film
“Cara mamma, spero di poter tornare presto sulla mia bici. Un mio amico qui mi ha raccontato di un posto fantastico dove fare biking in Europa. Non vedo l'ora di lasciare questo schifo per poterci andare. Mi manchi. Spero di vederti presto. Ti voglio bene. David.”
David (Jake Muxworthy) è un biondino americano reduce di guerra dell'Iraq, in disintossicazione dai suoi orrori facendo biking in solitaria in un angolo remoto delle Alpi Giulie. Fermandosi ad una baita per rifocillarsi, si trova a dover difendere una ragazza, Angeline (Karina Testa), da due cacciatori bifolchi che la importunano, Fred (Ottaviano Blitch) e Buck (Chris Coppola). David scopre che anche Angeline è una biker e si avventurano insieme per i boschi e i saliscendi della valle, salvo poi incrociare di nuovo la loro via con quella dei due cacciatori, che danno vita ad un inseguimento feroce e vessatorio con la loro jeep.
Messisi in salvo per un pelo dall'aggressione, i due ragazzi riprendono la loro escursione, pur braccati da Fred e Buck; ma, di punto in bianco, Angeline scompare nel nulla e il cane da caccia di Buck viene ritrovato bruciato: c'è una strana presenza in quei boschi...
“Un tranquillo weekend di paura”, poi “Hostel” e infine “Allucinazione perversa” per concludere: sarebbe una maniera molto stringata ed efficace ma comunque insufficiente per riassumere la trama di questo “Shadow”, datato 2009 e secondo film da regista (ma primo di genere horror) del cantautore Federico Zampaglione, padre padrone dei Tiromancino, gruppo musicale che non mi ha quasi mai strappato dall'indifferenza.
Raro caso di produzione horror italiana (recitato in inglese con un cast internazionale, à-la-Argento) che cerca di essere “di livello”, di fatto“Shadow” si eleva al di sopra della media sotto alcuni aspetti per pagare un pesante dazio sotto altri.
Cosa funziona? Zampaglione pesca a piene mani da prodotti celebri del genere, strizzando l'occhiolino ai maestri italiani per la tecnica e ai film americani per la trama, dimostrando tuttavia un certo qual gusto e cultura cinematografica anni '70 e addentrandosi solo per breve tempo nel torture porn. Sono davvero eccellenti, poi, le ambientazioni, grazie ad un buonissimo lavoro per le scenografie, per la fotografia e per l'appropriata colonna sonora curata da Francesco Zampaglione, fratello del regista ed ex-membro dei Tiromancino. Generalmente funzionale anche la regia, eccetto qualche scena in cui la combinazione fra stile mockumentary e montaggio schizzato genera un effetto disturbante che non fa particolarmente onore alle effettive doti registiche del cantautore.
Cosa non funziona o poteva esser maggiormente curato? Mentre il resto del cast se la cavicchia, il villain interpretato da uno scheletrico e glabro Nuot Arquint ha un elevato potenziale e si staglia sullo schermo di prepotenza, ma dopo un po' diventa scontato e macchiettistico, specie con la caduta di stile della leccatura del dorso di una rana per strafarsi di bufotenina. La sceneggiatura, curata da Giacomo Gensini, Federico Zampaglione e dal padre, premiata ed esaltata oltre ogni possibile merito, è debole e bucherellata, salvo tentare di salvarsi con un finale che è sì spiazzante, ma già (ab)usato, che arriva dopo qualche flebile avvisaglia e va a coprire, più o meno maliziosamente, le molte implausibilità. Definito un “horror sociale” dallo stesso regista, “Shadow” ha richiami anti-militaristici solo abbozzati, che rappresentano solo una piccola parte della miriade di ingredienti che si è voluto infilare in un film di soli 75 minuti e che non riescono pertanto ad emergere con vigore.
Si può comunque esser contenti di “Shadow”: è un prodotto onesto, esteticamente ben fatto, ricercato, citazionista e assai distante da una qualsiasi originalità. Troppo facile urlare al capolavoro, al maestro, all'ottimo film quando un genere già in agonia a livello mondiale vede “maestri” italiani contemporanei di infimo livello: trovo sufficiente rallegrarsi per il volenteroso tentativo di Zampaglione ed augurargli maggior fortuna, coraggio e guizzi singolari in futuro. Il successivo “Tulpa” non ha avuto un gran successo, purtroppo... ** e ½
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta