Regia di Federico Zampaglione vedi scheda film
Se non fosse per i titoli di testa, in cui ricorrono spesso i nomi di Ferrero e Zampaglione Family (rispettivamente produttore e regista), SHADOW potrebbe passare benissimo per un film statunitense girato low budget in Canada. Invece è italianissimo. Ciò che lo contraddistingue è la trama concepita come un film di genere primi anni settanta, quindi collocata all’estero e con personaggi stranieri. David è un reduce della guerra in Iraq, è un appassionato di free cycling e si trova in una località montana chiamata The Shadow. Entra in un bar ben accolto dal barista, una ragazza che legge è l’unica cliente, sopraggiungono due avventori rozzi che importunano lei. David e il barista intervengono. I due Fred e Buck sono due cacciatori e giurano vendetta al ragazzo. Intanto lui e la ragazza di nome Angeline fanno amicizia e perlustrano i boschi con le loro bici. Avvistano alcuni caprioli che stanno per essere sparati dai due cacciatori, Angeline spaventa gli animali impedendo a Fred e Buck di ucciderli. Ne nasce un lungo inseguimento in cui tutti e quattro verranno catturati da una presenza oscura che abita i boschi. E’ solo l’inizio dell’incubo…SHADOW ha una prima parte avventurosa, di preparazione per una seconda parte in cui l’horror sotto forma di torture porn prevarrà. Solo alla fine capiremo funzione e significato dei personaggi e delle situazioni estreme a cui abbiamo assistito fin dal principio. Sarà pure ricco di citazioni e di già visto, ma va dato atto che l’opera seconda del cantante melodico Federico Zampaglione sorprende e merita un plauso per aver rinvigorito un genere ormai morto nella nostra cinematografia. La metafora della guerra quale lacerazione fisica e psichica funziona alla perfezione, sceneggiatura e regia quasi inappuntabili. Fanno particolare impressione la rivelazione finale, Mortis (l’attore svizzero Nuot Arquint, cinque mesi di studio per il ruolo)e il suo laboratorio di mutazioni filonaziste, grottesco eppure efficace il corridoio oscuro con i ritratti di dittatori recenti e di vecchia data. Buone le musiche argentiane dei The Alvarius e Francesco Zampaglione. E infine ammirevole l’abilità di aver sfruttato e iniettato bene idee, sogni e metafore non sempre originali in un’ora e dieci di pellicola che colpisce ai nervi e alla mente dello spettatore.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta