Regia di Federico Zampaglione vedi scheda film
Quello che inizia come un B-movie qualunque, conosce, ben presto, una svolta caratteriale che gli conferisce il nobile carisma del mistero e l’impenetrabile forza della follia pura e della malvagità assoluta. Il “cuore di tenebra” del film è un incubo gotico, in cui il sadismo è, in parte, una forma d’arte, in parte un pezzo vivente di memoria storica. Lì dentro, i demoni del Terzo Reich continuano a crepitare come un fuoco mai estinto, bandito dal clamore del giorno, e condannato a rischiarare fiocamente gli abissi dell’odio silente, che aspetta nel buio le sue vittime. Quella che un tempo è stata una voragine incandescente, capace di inghiottire la lucidità di un intero popolo e divorare le vite di milioni di innocenti, sopravvive ora come un individuale delirio nei maniaci torturatori, nei serial killer e nei cinici guerrafondai. La figura di Mortis, in questo film, ha le diaboliche movenze di una fiamma scappata dagli inferi, dal profilo tagliente e dai contorni inquieti, vibrante di una passione magmatica, assetata di stridore di ferri e bruciore di carni. L’attualità di Lucifero è il vero tema del film, come risulta chiaro soprattutto nel finale, contenente un preciso riferimento al mondo contemporaneo. L’Apocalisse è adesso e sempre: a volte è un grande incendio che divampa sulla Terra, altre volte è una lama rovente conficcata nell’anima di pochi uomini, ma è, in ogni momento, un frammento di inferno che perpetua l’ingiustizia senza ragione e il dolore senza speranza. Shadow è un horror che ha il coraggio di vivere nel tempo a cui appartiene, rinunciando alla tranquillizzante veste della finzione inverosimile (gli zombie, i vampiri, gli alieni, che non esistono, e quindi ci fanno paura per modo di dire), per guardare dritto in faccia l’orrore che, invece, è reale e ben presente, ieri come oggi, ma difficilmente ci è dato di poter vedere.
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