Regia di Lucien Jean-Baptiste vedi scheda film
La promessa è di quelle impegnative: portare i propri figli sulle Alpi per la più classica delle settimane bianche. Una tradizione consolidata per il prototipo della vacanza francese anni 80, che però può diventare un azzardo se a lanciarla è Jean-Gabriel, padre di famiglia scapestrato ma in fondo buono, un habitué delle corse ippiche e delle perdite al gioco. Dimenticavamo, è nero, ma non di quei neri arrabbiati e rissosi che riempiono le periferie delle città e dei set, da L’odio in giù, passando per La schivata e La classe. Entre les murs. Muovendo da uno spunto autobiografico e da una sceneggiatura rigorosa, JG (ovvero Lucien Jean-Baptiste, che firma così anche la sua prima volta dietro la macchina da presa guadagnandosi per questo la Nomination ai César 2010) è piuttosto il risultato in prospettiva di una nuova generazione black. La quale, ormai certa di un suo attecchimento al suolo d’Oltralpe, è in grado di gestire in maniera intelligente le ultime scorie razziste, ormai inoffensive se non ridicole. E nello stesso tempo può permettersi “il lusso” (o per lo meno era tale fino a poco fa) di ironizzare sui propri tic e sui limiti che si è (auto)imposta. D’altra parte, chi l’ha detto che il nero stona con il bianco candido della neve?
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