Regia di Jean-Pierre Jeunet vedi scheda film
Inquadrature che quasi scoppiano per quanto sono stipate di rottami, colori ocracei e freak. Il tutto nell'universo post-dickensiano di Jeunet in cui ogni personaggio ha il suo tic e la trama è un congegno perfetto. La regia gestisce ogni dettaglio con padronanza, ma l'estetica alla lunga stucca e il tema etico appare un guscio vuoto.
Inquadrature che quasi scoppiano per quanto sono stipate di rottami ferruginosi, colori ocracei e freak dalle vaghe sembianze umane. Il tutto nell'universo post-dickensiano di Jeunet in cui ogni personaggio ha il suo tic (tipo, parlare per proverbi) che lo accompagna dall'inizio alla fine del film, e la trama è un perfetto congegno a orologeria. La regia gestisce ogni dettaglio con padronanza, ma l'estetica alla lunga stucca e il tema etico della punizione dei cattivi mercanti d'armi è poco più che un guscio vuoto. Stucchevole, ma anche, nella sua originalità, l'ennesimo segnale di un cinema francese vitale e disposto a osare.
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