Regia di Jean-Pierre Jeunet vedi scheda film
Sbarazzina genialità che trasuda da ogni ripresa sghemba, da ogni angolazione di favolistica Parigi; esplosiva la storia, i personaggi, le gags; rutilanti le scenografie, le azioni e le curiose invenzioni meccaniche; azzeccati poi i doppiaggi (tasto sempre dolente in presenza di trastulli verbali..) ed la fotografia lieve che restituisce umanità poetica ad una Parigi della quale solitamente diffido. Piacevolissimo Dany Boon, protagonista tenerissimo e “bombardato” da eventi nefasti e decisamente riconoscente alla sua verve mimica. Un film che ordisce una vendetta micidiale confezionata in irresistibile commedia. E questa è la piacevolezza maggiore: condire di fine levità un argomento odiosamente cialtrone come la fabbricazione ed il commercio di armi.
Facciamo il tifo per questa banda squinternata, che vive emarginata ma libera, (dis)integrata ma pulsante emozioni autentiche.
Vorremmo assomigliargli, cedendo un po’ di finta sicurezza in cambio di ossigenante indipendenza, di quella che dona felicità.
E tifiamo coadiuvati da un regista che ci ha sempre impressionato, da Delicatessen, passando per Amèlie e fino ad Una lunga domenica di passioni (con un memorabile piano sequenza), in grado di accalappiare l'occhio con giochi veloci di camera e punti di vista costantemente insoliti.
Un'ottima scelta di fine d'anno, cinema di nicchia, schiacciato tra presunti pachidermi della commedia nostrana ma con decisa provenienza da un altro pianeta: quello del garbo e del buon gusto.
Armi (poco felice il richiamo..) sempre efficaci in questi tempi di magra e predicatori deliranti (al cinema e fuori).
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