Regia di Valérie Donzelli vedi scheda film
Sembra che con il suo secondo ultrapremiatissimo film, La guerra è dichiarata, sia nata una nuova stella del cinema francese, Valerie Donzelli, attrice, regista, sceneggiatrice e anche cantante.
E siccome ho la netta impressione che la guerra sia stata dichiarata a me perchè dalle mie parti non si è visto neanche di striscio, tanto vale recuperare l'esordio di questa giovane new sensation del cinema francese.
La reine des pommes all'inizio fa una strana impressione: ha uno stile particolare, ondeggia tra commedia e musical e c'è questa tipa, Adele, stralunata come Amelie Poulain , che va in giro sempre vestita con un impermeabile sgualcito stile ispettore Clouseau e che è in stato di depressione acuta per aver perso definitivamente il suo amore.
Disperata chiede aiuto e la mandano a vivere da una sua cugina che sembra il ritratto del cinismo fatto persona. E costei le consiglia una tecnica semplicissima per sostituire il suo vecchio amore. Sostituirlo.
La reine des pommes è quindi il ritratto spiritoso ma anche con punte di abrasiva malinconia di questo processo di superamento di una forte crisi sentimentale.
Un viaggio che , come vedremo con lo svolgere del film, è qualcosa di più metaforico che reale, un viaggio all'interno di se stessi che avrà esiti inaspettati e che alla fine lascerà con il dubbio.
Ma quegli uomini che incontra ( Pierre, Paul, Jacques ) sono veri o sono solo "tipizzazioni" di quello che era il suo ex ragazzo ?
Questo dubbio è alimentato oltre che dal finale, che naturalmente mi guarderò bene dal raccontare, anche dal fatto che sia Mathieu che gli altri tre sono interpretati dallo stesso attore , Jeremie Elkaim, anche cosceneggiatore e compagno della Donzelli , grandioso nel differenziare i tre personaggi ( il dubbio che fosse lo stesso attore a interpretarli tutti e tre mi è venuto ampiamente dopo la metà del film).
La vita di Adele scorre quindi tra le premurose attenzioni dell'artista Pierre, le impennate d'erotismo del sessuomane Paul e la clandestina ( ma anche buffa ) relazione con Jacques , padre di una bambina a cui lei fa da baby sitter.
Come si è ben capito La reine des pommes racconta una storia impalpabile che a scriverla non rende per nulla l'idea. Vale allora la pena di fare un tentativo di raccontare lo stile cinematografico della Donzelli.
Mescolando commedia e musical sullo sfondo di una Parigi minimalista il pensiero non può che correre a Tutti dicono I love you di Allen( quando ancora faceva cinema e non marchette turistiche ) ma anche a quell'arzillo giovanotto quasi novantenne di Resnais che con Parole, parole , parole... sembra avere riscritto le coordinate del musical.
Ma non solo questo: ci sono tante citazioni rispettose e divertite , c'è tutto un campionario di influenze che guidano la mano talvolta malferma di questa giovane regista che sembra avere talmente tanto da dire che talvolta sbanda per eccesso di generosità.
Vedere La reine des pommes è come aprire un album dei ricordi cinematografici : c'è un'aria Nouvelle Vague impossibile da non notare oltre ad Allen e Resnais ( non solo quello citato prima ma quello delle ultime coloratissime commedie sentimentali). C'è il Rohmer de La moglie dell'aviatore ( le lunghe sequenze al parco), ci sono le ronde sentimentali tanto care a Truffaut, c'è una voglia di raccontare il caos dei nostri tempi come ha fatto ultimamente il cinema di Emmanuel Mouret, uno che i classici ( Rohmer soprattutto) ha dimostrato di conoscerli bene.
La reine des pommes ha tutti i pregi e anche qualcuno dei difetti riscontrabili in un'opera prima: tante idee brillanti, uno stile registico vivace da parte della Donzelli che immola al film anima e corpo( letteralmente ) , qualche sbavatura come detto per eccesso di generosità.
Dopo aver visto questo film ora sono ancora più curioso di vedere La guerra è dichiarata. Sempre che dalle mie parti qualcuno si ricordi di proiettarlo.
(bradipofilms.blogspot.com )
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