Regia di Neil Jordan vedi scheda film
Regista irlandese che si distingue quasi sempre per una coerenza ed un attaccamento marcato alle tradizioni ed atmosfere nordiche delle proprie terre d'origine, Neil Jordan, è un cineasta tosto che appare ultimamente sempre più trascurato, almeno dalla distribuzione cinematografica italiana, che si è letteralmente dimenticata di lui da quasi un decennio.
Questo suo attuale penultimo capitolo di una buona produzione cinematografica, che alterna blockbuster su commissione a film decisamente più sentiti e personali (il mio preferito resta pur sempre l'ormai lontano nel tempo ma sempre affascinante e terrorizzante “In compagnia dei lupi”) - Ondine – è una favola dolceamara imperniata su una leggenda nordica propria dell'Irlanda come della Scozia: quella delle “selkie”: creature misteriose che nascono foche e poi, a causa di una mutazione genetica, si tramutano in donne in certe notti di luna piena. Storie che appassionano i bambini, proprio per i quali recentemente è stato girato recentemente un bellissimo cartone animato visto al Festival Internazionale di Roma dal titolo “Song of the Sea”.
Anche qui una donna appare misteriosamente dall'acqua: impigliata nelle reti di un peschereccio e salvata da un solitario pescatore, ex alcolista, ex marito, e padre amoroso con una figlia malata di reni. L'uomo rimane sconcertato dall'episodio, ed irretito dalla bellezza della giovane donna, che tuttavia declina ogni offerta di ricovero, e accetta solo di essere ospitata nella casa isolata della mamma da poco defunta del pescatore.
Raccontando della donna alla figlia, prima sotto forma d favola, poi come racconto semi-serio, l'uomo accende nella giovane, che finisce per conoscere la ragazza divenendone l'amica più affidabile, una curiosità verso i misteri che la donna nasconde, che diviene naturale costruire su di lei tutta una storia che riflette i suggestivi miti celtici delle remote leggende intrise di magie e di mistero. Almeno finché la realtà e la verità non si presenta, manifestandosi con la sua schietta e drammatica irruenza.
Film minore certamente nell'ambito della filmografia piuttosto eclettica del regista irlandese, Ondine si fa tuttavia almeno in parte apprezzare più per le sue meravigliose vedute paesaggistiche che non possono non incantare, che per i suoi personaggi, tutti un po' scontati, petulanti, e talvolta macchiette un po' troppo viste altrove e con poco spessore, circostanza che si nota specie nella definizione dei personaggi minori.
Ma la favola ha anche il suo lato accattivante e si lascia ammirare evocando i ricordi magici di un passato che nel fantastico trovava la soluzione ai molti interrogativi rimasti senza risposta.
Colin Farrell, nel ruolo del tenace e risoluto Syracuse detto in tono canzonatorio Circus, non riesce a risultare simpatico nemmeno interpretando l'uomo più buono e servizievole del mondo, vittima delle tentazioni da ex alcolista e delle angherie di una ex moglie megera, lei tutt'ora alcolista convinta e fiera, che non perde occasione per trattarlo da inetto.
Alicja Bachleda è una selkie splendida come ci si aspetta pensando ad ua vera e propria sirena, mentre la bomba che interpreta la figlia di Syracuse è petulante e saputella al punto giusto per risultare efficacemente vezzosa.
Immancabile, come in quasi ogni pellicola, la presenza dell'attore feticcio di Jordan, Stephen Rea, nel ruolo un po' gigione ma in fondo apprezzabile del prete scaltro che tutto sa e molto riesce a perdonare.
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