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Ondine. Il segreto del mare

Regia di Neil Jordan vedi scheda film

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La recensione su Ondine. Il segreto del mare

di pazuzu
6 stelle

«C'era una volta un pescatore che stava tirando su la sua rete», dice Syracuse alla piccola Annie. Ma il pescatore di cui parla è lui stesso, e quello che introduce alla figlia come una fiaba è in realtà il racconto di ciò che gli è accaduto veramente qualche ora prima, quando, recuperando la rete, s'è accorto di aver pescato una ragazza. Una ragazza bellissima che si stupisce di esser viva e dice di non ricordare il proprio nome: «puoi chiamarmi Ondine, "colei che viene dal mare"».
Ma se davvero Ondine provenisse dal mare? D'altronde Annie ne è convinta: secondo lei è una selkie, una creatura ibrida che da foca ha perso il proprio manto originale trasformandosi in donna. Secondo il mito celtico può restare sulla terraferma fino a 7 anni, a patto che il suo partner acquatico (ogni selkie ne ha uno), che sicuramente la sta cercando, non ritrovi la sua pelle di foca costringendola a seguirlo. Sopraffatto dagli eventi e sorpreso dalle risposte della ragazza, nonché colpito dalla sua straordinaria bellezza, Syracuse decide di ospitarla. Portandola con sé in barca assiste sbigottito a come il suo soave canto sembri invogliare aragoste e salmoni ad offrirsi alle reti da pesca: questi ripetuti colpi di una fortuna tanto sfacciata da apparire irrazionale contribuiscono ad elevare la lettura mitologica della piccola Annie da sogno romantico ad opinione diffusa all'interno del paese (una località costiera dalle parti di Cork, in Irlanda).
Il nucleo pulsante di Ondine, il suo cuore, è il percorso verso la redenzione dei tre personaggi principali, vessati dalla vita e alla ricerca di un'opportunità di riscatto: Syracuse, ex alcolista con un passato di fallimenti, matrimonio compreso, vive solo ed ha perso anche la dignità del proprio nome, storpiato da tutti (pure dal prete!) in Circus, manco fosse un pagliaccio; sua figlia Annie (affidata alla madre, alcolista a tempo pieno accompagnata ad un tipo assai poco raccomandabile) soffre di un'insufficienza renale che la obbliga alla carrozzina elettrica, alla dialisi, e alle angherie di teppistelli in erba. Padre e figlia nascondono dentro una gran voglia di rivalsa, ed entrambi vedono in questa misteriosa donna venuta dal mare il segno di una possibile svolta, lei che a sua volta è inseguita dal passato e vorrebbe definitivamente liberarsene.
Quella raccontata in Ondine è una storia programmaticamente piccola, che si presenta come una fiaba per adulti e fa della leggerezza la propria ragione d'essere. Una leggerezza che però, a conti fatti, rischia di scadere nell'inconsistenza: perché se da un lato il veterano Neil Jordan (responsabile sia della regia che della scrittura del film) è abile nel tenere viva l'attenzione dello spettatore per oltre un'ora, gestendo con scaltrezza la sospensione del racconto tra mito e realtà, ed alimentando un'atmosfera da sogno ad occhi aperti attraverso il ritmo controllato i dialoghi rassicuranti l'ironia gentile e una spruzzata di erotismo, dall'altro si incarta proprio sul più bello, quando l'evoluzione del racconto, mettendo a nudo varie smagliature nello script, impone una brusca sterzata che il regista non cerca neanche di ammorbidire.
Ondine
fallisce dunque in quella che è la sua ambizione più ardita, quella di essere favola radicata nel reale: colpa di Neil Jordan che, confondendo la levità con la pigrizia, decide di navigare a vista presentando un film piacevole ma privo di mordente e di spunti realmente efficaci, che non riesce a cambiare marcia ma s'ingolfa al passaggio dalla fiaba alla realtà, perché scordato ed eccessivamente repentino; un film che resta in superficie perché incapace di andare nel profondo e di trasmettere allo spettatore l'empatia necessaria a farsi sballottare senza opporre resistenza tra uno sfilacciamento e l'altro della messinscena.
Discreta la prova attoriale dei due protagonisti adulti Colin Farrell e Alicja Bachleda, anche se la migliore è quella dell'outsider, la giovanissima esordiente Alison Barry nel ruolo di Annie. Nel cast anche Stephen Rea nella parte del prete amico e confessore di Syracuse. Da sottolineare la colonna sonora, che spazia dal post punk dei Jesus Lizard al trash metal degli Evile fino alla classica della Prague Symphony Orchestra passando per tanto folk e soprattutto per gli islandesi Sigur Rós, presenti con due pezzi, uno dei quali (l'eterea e struggente All Alright) vero e proprio protagonista aggiunto del film.
Mai distribuito in sala in Italia nonostante la presenza di nomi di richiamo, e già disponibile per l'home video, Ondine è stato presentato in anteprima nazionale all'IrishFilmFesta 2010 di Roma.

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