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Ondine. Il segreto del mare

Regia di Neil Jordan vedi scheda film

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Marcello del Campo

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La recensione su Ondine. Il segreto del mare

di Marcello del Campo
6 stelle

Ma tu, amore mio, tu ora vedi veramente un’ondina davanti a te, scrive La Motte-Fouqué nel racconto Undine, opera solitaria di questo narratore romantico. Sono le stesse parole che usa la creatura (Alicja Bachleda) impigliata nella rete del pescatore Syracuse (Colin Farrell). Rannicchiata come nella nascita, la bella ninfa emerge dalle acque, non ha la coda ma gambe belle levigate. Non ricorda nulla, ma si presenta come figlia di Paracelso, della razza de nymphis sylphis, pygmaeis et salamandris, et de caeteris spiritibus.
Ci siamo: de te fabula narratur, Ondina, aspettava il miracolo il buon pescatore, qualcuno che venisse a raddrizzare la sua vita storta: un matrimonio andato in avaria, una figlioletta affetta da una malattia renale, un passato di alcolista, una ex moglie grassa e untuosa che si è portato in casa un ribaldo della peggiore specie. Le giornate di Syracuse passano tra la pesca e il trasporto della figlia all’ospedale per la dialisi. Lo chiamassero almeno con il suo nome, quei bifolchi di concittadini irlandesi, macché, Cyrcus lo chiamano, quasi per irriderlo, ridurlo a clown e perdigiorno. Prima dell’arrivo di Ondina, Cyrcus, – pardon, Syracuse! – confessava i suoi guai al prete (Stephen Rea), ricevendo consigli e benedizioni, niente che cambiasse il corso della monotonia, ma con tre avemaria, che vuoi di più?
Ondina, misteriosa e affascinante, mostra subito doti di casalinga, mette in ordine la catapecchia di Syracuse, lustra i pavimenti, sempre assillata dallo sgomento che il suo ‘fidanzato’ marino, privato della compagna, emerga dal fondo marino per riportarla a casa.
Sembra una favola ed è una favola, è il parere della piccola Annie (Alison Barry), la quale, costretta in una carrozzina per disabili, ha seguito il padre, scoprendo in casa la ninfa al lavoro domestico.
Tra Annie e Ondina nasce la complicità dei semplici di cuore. Non solo: alla piccola fa comodo un legame con la ‘foca’. Annie si è informata, ha preso in prestito tutti i volumi della biblioteca scolastica per indagare il mistero della bella anadyomene e ha scoperto che non è proprio un’ondina, è una selkie, una variante irlandese della creatura mitologica, comunque capace di fare miracoli, per esempio operare guarigioni, accrescere la magra pesca del padre, renderlo felice.
Lo spettatore, memore della folgorante ammissione di Umberto Eco ai tempi di Kramer contro Kramer, (“Bisogna avere un cuore di pietra per non piangere”), segue questo Ondine con un po’ di incredulità, capisce in cuor suo che ha un cuore di pietra: non se la sente di perdonare a Neil Jordan la piega intermittente dei suoi numerosi film, qualcuno lo ricorda con piacere (vedi filmografia), su altri preferisce stendere un velo di neutra apatia.
Pensava alle ondine di Wagner, a quelle di E.T.A. Hoffmann, ai saggi sulla sacralità delle acque, si è illuso (Ondine richiama infiniti refoli letterari), ricorda come John Sayles fu capace di esiti trasfiguranti nel Segreto dell’isola di Roan, e si trova davanti a uno sbuffo new age, condito dalla fotografia pastellosa del buon Christopher Doyle, da un gruppo di attori che recitano come sbadigli sfuggiti dalla noia, con un finale ‘inaspettato’ che più ‘aspettato’ non può essere.
Pensa che è una coproduzione balkan-ireland, ma perché incolpare del pasticcio altri quando il responsabile è Neil Jordan?
Il film piacerà ai puri di cuore che andranno in comitiva familiare a vederlo.
Da parte mia, commosso dalle musiche dei Sigur Ros (che la ninfa conosce a memoria!) e altri svenevoli canti irish blend, posso dare tre stelline a Ondine

Sulla colonna sonora

Pat Metheny (One Quiet Night)
Sigur Ros (All Allright e Takk)
Lisa Hannigan (Lille e Braille)
The Jesus Lizard (Then Comes Dudley

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