Regia di Marco Chiarini vedi scheda film
Lasciate a casa l’adulto che c’è in voi, cercate il fanciullino prima di vedere L’uomo fiammifero, opera prima, in pieno stile giffoniano, coltivata a lungo dal neoregista Marco Chiarini. Un’esplosione di fantasia, una favola, per raccontare l’universo sognante di Simone, dieci anni, costretto in casa in una calda estate abruzzese da un padre un po’ feroce e un po’ no. Prima un libro di acquarelli naïf, quindi un film da sfogliare, popolato da nani giganti, creature misteriose, bimbi che vivono al buio o parlano al contrario, e in cui l’occhio si perde in una miriade di dettagli, che non si possono afferrare tutti in una sola visione. Simone fugge dalla realtà, piano che il film non dimentica, e chiede a grandi e piccini di scappare con lui, tra i boschi, alla ricerca dell’Uomo Fiammifero, la vita come un bambino (e un adulto se ci crede ancora) vorrebbe che fosse. A chi non è accaduto, tra rifugi sugli alberi e angoli di un armadio, di vivere con l’immaginazione un’esistenza altra, meno problematica perché vissuta in un regno fantastico. Semplice, magari scontata, ma ricca di invenzioni e piena di chiavi di lettura, come una filastrocca. Suggestioni che credevamo aver dimenticato.
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