Regia di Patrizio Gioffredi vedi scheda film
Realizzato con pochissimi euro, il film dà l'impressione di crollare da un momento all'altro sotto il peso di un dilettantismo, che invece costituisce la forza di quest'operina di Gioffredi, facendo in modo che la creaturina regga fino alla fine. Lo spiritaccio toscano, qui unito più ad un amaro sarcasmo che ad un'ironia ilare (altro che le pieraccionate di moda qualche anno fa!), è funzionale ad una vicenda cupa che non avrebbe certo stonato nei poliziotteschi degli anni Settanta (simboleggiati da un'onnipresente bottiglia di J&B). Interessanti le accuse rinfacciate da questi trentenni ai cinquantenni d'oggi, che si sono sputtanati quanto di buono avevano costruito i loro padri. Sferzanti i giudizi sul cinema italiano d'oggi. Addirittura tombale la sentenza che il protagonista dà (dopo avere litigato, in un cinema di periferia, con alcuni denigratori di Tomas Milian), su L'imbalsamatore di Garrone.
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