Regia di Georges Franju vedi scheda film
C’è una scena in questo film di Franju, omaggio al cinema muto, al feuilleton di Louis Feuillade e rilettura moderna della storica serie Judex (dal latino Giustiziere), che da sola vale l’intero film, è una sequenza surreale, poetica, ipnotica, di un fascino misterioso e di una bellezza unica.
Durante la festa per la celebrazione dei venti anni della banca di un certo Fravraux (Michel Vitold), occasione propizia per annunciare anche il matrimonio di sua figlia Jaqueline (Edith Scob) con un nobile del luogo, una sinistra figura coperta in volto da una maschera di uccello si presenta in sala e dopo aver fatto numeri da prestigiatore se ne va come era venuto, non prima però di aver avvelenato il truce banchiere, colpevole di essersi arricchito grazie ad orrendi misfatti.
L’uomo in maschera è Judex, popolare eroe di una serie ad episodi (ben dodici) portati sullo schermo da Louis Feuillade nel 1917, lo stesso pochi anni prima aveva adattato anche il celebre Fantòmas che era una figura molto meno convenzionale e se vogliamo più negativa, Judex rispetta invece le regole di un eroe più classico e Franju in questo film lo ripropone esattamente in questo modo.
Anzi, a dirla tutta più che un giustiziere infallibile il nostro si lascia spesso ingannare dai criminali che insegue e finisce addirittura catturato e legato come un salame, ma alla fine poco importa perché il soggetto che tiene in piedi la storia non potrebbe essere più inverosimile tra inseguimenti bislacchi e cattivi da romanzo d’appendice.
Judex in effetti ricorda molto per ambientazione e messa in scena alcuni personaggi del fumetto nero italiano, penso per esempio a Satanik o Kriminal, se non addirittura Diabolik, anche se come detto le sue azioni sono sempre volte al trionfo della giustizia.
Messo quindi da parte il plot non resta che rimanere completamente conquistati dalla messa in scena di Franju, regista dalle capacità non comuni già molto apprezzato nel bellissimo Occhi senza volto (film strepitoso), in questo caso conferma tutte le sue doti visionarie proponendo una lotta serrata tra il giustiziere mascherato e un gruppo di criminali capitanati dalla bellissima Francine Bergè, eroina negativa proposta in una accattivante calzamaglia nera con coltello di ordinanza pronto all’uso, in ballo ci sono le carte del banchiere Fravaux e la possibilità di arricchirsi (come fece lo stesso banchiere) ricattando facoltosi uomini di potere.
L’uomo in nero (questo il titolo italiano) poteva benissimo essere un film muto e non avrebbe perso un grammo del suo fascino, perché la bellezza dell’opera sta tutta nella rappresentazione di un mondo fantastico e inquietante fatto di uomini mascherati, donne avide, travestimenti, colpi di scena e sopratutto ombre, ombre che nascondono fortezze segrete e cuori neri come la pece.
Franju mischia diversi elementi virando a volte nel grottesco e nel comico ma la sua natura di regista realista (nasce come documentarista) consente al film di restare in bilico tra una rappresentazione di puro intrattenimento e una più cupa e intensamente drammatica.
Il film a distanza di anni mantiene un fascino formale invidiabile, diverte nelle sue palesi incongruenze di trama ma tiene ben alta l’attenzione dello spettatore in quelle più drammatiche, come la suddetta scena del ballo in maschera o come quella finale dove improvvisamente spunta fuori una splendida Sylva Koscina (acrobata in un circo itinerante) che se la vede in un duello all’ultimo sangue con la cattiva Francine Bergè.
Judex è un esperimento curioso ma assolutamente riuscito, una storia da fumetto popolare valorizzata da una messa in scena notevole e da una fotografia splendida firmata Marcel Fradetal, una specie di Darkman (Sam Raimi 1990) ante-litteram, certamente meno spettacolare ma altrettanto cupo ed esteticamente affascinante.
Voto: 7
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