Regia di Debra Granik vedi scheda film
Lontano dagli abbacinanti riflettori della metropoli americana si stende a perdifiato un’aspra landa desolata, dove per primo, innumerevoli decenni prima, attecchì il Sogno Americano e dove pure, però, da tempo è ormai miseramente morto, soppiantato piuttosto dall’American Nightmare (bradipo68). Incubo che, in questo caso, ha le sembianze di una madre che si è stancata di vivere (abdicando, dunque, alle sue responsabilità), 2 fratellini cui insegnare a stare al mondo, un padre disperso chissà dove (che all’ultimo momento ha pensato bene di impegnare la casa e i limitrofi fondi boschivi) e un asfissiante senso di pietà e di disprezzo che aleggia tutt’intorno.
Ebbene, se queste sono le premesse del vagare della giovane protagonista (a caccia di suo padre o, quantomeno, di ciò che resta di lui), non un moto di repressa sofferenza è possibile scorgere in lei, non un urlo angosciante e disperato, non un conato di vomito o una lacrima versata anche solo per sbaglio. Non un segno tangibile alcuno della sua appartenenza alla razza umana. Solo un’assurda insensibile fierezza che poco si addice ad un adolescente qualsiasi e nulla ad una giovane sfortunata come lei.
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