Regia di Debra Granik vedi scheda film
La bravissimo Jennifer Lawrence si carica sulle spalle il peso di una famiglia letteralmente in frantumi. Diciassettene, ma con lo sguardo l'anima e il bagaglio di un'adulta navigata che ne ha viste di cotte e di crude, cresce due fratellini con un senso di responsabilità che una situazione estremachepiùestremanonsipuò ha reso la sua ferrea missione di vita. Con una madre che ha perso il lume della ragione e un padre morto in faccende di droga e malaffari, è il faro per la sua piccola comunità. Brutta, bruttissima America, spersa in terre desolate tra carcasse d'auto e baracche bruciate, tra gente imbruttita e muggiti di disperazione, tra feroci clan e localacci della nera provincia, fumo, alcool, turpiloquio, biliardi perditempo, pickup scassati e animali come migliori amici: l'avvilente campionario del degrado a stelle e strisce. Le fredde ossa - ammaccatte percosse segate - di un inverno rigido e imperituro pervadono un racconto implacabile e tesissimo, a suo modo avvincente. Mano sicura della Granik, ex direttrice della fotografia (si vede), con almeno due sequenze di poesia cinematografica: l'onirica fuga degli scoiattoli in b/n terrorizzati dalla sega elettrica e la danza gioco dei bimbi tra le balle di fieno. La tristezza vera è una folksong autobiografica e desolante. Un banjo così simbolico e reietto non lo si vedeva dai tempi di Un Tranquillo Weekend Di Paura.
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