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Un gelido inverno - Winter's Bone

Regia di Debra Granik vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Un gelido inverno - Winter's Bone

di maghella
10 stelle

                                              "libertà per Jafar Panahi"

NON CHIEDERE MAI QUELLO CHE TI DOVREBBERO OFFRIRE”

Questa la frase che più mi ha colpito del film, detta da Ree, la protagonista assoluta, al suo fratellino Sonny, in una scena dove lui avendo molta fame, vuole chiedere ai vicini un po' di carne che stanno appena macellando, davanti ai loro occhi.

Ma faccio ordine, anche se il film è molto bello, ed è talmente avvincente, che rischio decisamente di farmi prendere più dall'aspetto emotivo del racconto che da quello razionale e logico.

La storia della famiglia Dolly, “amputata” della figura dei genitori:

il padre latitante, che dopo il pagamento della cauzione per uscire di galera, fa perdere le sue traccie, non preoccupandosi di aver lasciato come avvallo la proprietà dove abitano i suoi figli.

La madre, figura inesistente, perché impazzita, esaurita,non riesce ad essere di nessun aiuto alla figlia diciassettenne, Ree appunto, nel mandare avanti il precario ménage familiare.

Ree, unica forza della famiglia, è diventata la figura di riferimento per i due fratellini, Sonny e Ashley, il primo 12 anni la seconda 7.Appena saputo che rischia di perdere la casa e tutta la povera proprietà se il padre non si presenta all'udienza per il processo, si mobilita, come una leonessa, in cerca di aiuto, chiedendo a tutti quelli che possono sapere, dove si nasconde il padre.

Il film è completamente al femminile, infatti oltre alla bellissima figura di Ree, che ha bisogno di una descrizione a parte, i personaggi più rilevanti sono le donne, vestite da uomini, forti come uomini, si atteggiano da uomini, ma con tutta la forza che solo una femmina ferita può tirare fuori:
la mamma di Ree, l'amica del cuore (che la chiama “fiorellino”, l'unica nota di affetto, tenera, che appare contrastante in tanta freddura), l'amante del padre, le donne del capo...tutto appare come un branco di felini feroci, imparentati tra di loro, dove sono le femmine a comandare, mentre i maschi servono solo per mantenere il territorio.

Ree trova la forza per affrontare uomini feroci e privi di qualsiasi pietà, per difendere i suoi “cuccioli”, i fratellini, che la ripagano con mille attenzioni e affetto, con piccoli gesti, ma che per lei sono l'unica fonte di benessere e calore.
Ree avrebbe voluto arruolarsi nell'esercito, forse ambirebbe ad avere anche lei un figlio (lo si capisce da piccole scene, quando osserva la lezione di educazione domestica a scuola, o quando prende in braccio il bambino della sua amica), ma l'attaccamento alla famiglia, al suo sangue, è più forte, non le fa sentire dolore né paura...e come una leonessa ferita, affronta tutte le vicende del film, le più difficili e dolorose, e viene messa alla prova dalle altre donne, quelle più cattive, per trovare la prova che il padre è morto, e quindi non dover rinunciare alla proprietà.

L'atmosfera del film è decisamente agghiacciante, quasi da puro horror, personalmente mi ricorda tantissimo “Non aprite quella porta” di T. Hooper, in effetti alcuni personaggi non sono lontani dal ricordare “LeatherFace”, le case sono capanne, il disordine e la sporcizia sono dentro e fuori le abitazioni, le persone vi vivono all'interno come animali in una tana, ma il senso della proprietà è talmente radicato, da ricordare realmente l'attaccamento che le bestie hanno per il proprio territorio.

Tutti i personaggi sono “disegnati” fino al minimo particolare, su tutti lo zio che dopo un violento rifiuto ad aiutare la nipote, si lascia addolcire dalla forza e dalla tenacia di Ree, mettendosi in gioco e in pericolo, per difenderla da una sorte implacabile e crudele. Bellissima la scena nella quale cerca di prendere il posto del padre (per lui era il fratello) davanti ai due nipotini più piccoli, suonando il benjio, ma non riuscendoci, dice “era più bravo vostro padre”.
Poi c'è Ree, la vera regina del film, figura stupenda, di madre non madre, che sente i fratelli come figli, che chiede aiuto ad una mamma che ormai esiste solo come presenza fisica, ma che non c'è più da tempo, se non nei lontani ricordi, come in una fotografia da guardare malinconicamente. Ree ama i fratelli, per loro sceglie di restare in quel posto orribile, lei che potrebbe scappare, arruolandosi, capisce che la guerra da affrontare è proprio lì a casa sua, e le vittime da difendere sono Sonny e Ashley.
Bellissima Ree, vestita da uomo, sporca, picchiata a sangue dalle donne del posto, che piange facendo a pezzi (letteralmente) la figura del padre, per trovare una soluzione finale, e salvare la proprietà...
La sua proprietà ora sono i suoi fratellini, che si stringono a lei nella scena finale, sono loro tre la famiglia, senza i genitori, ma con un benjio stonato, che la piccola Ashley cerca di suonare...Sarà lei la prossima leonessa del gruppo.

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