Regia di Debra Granik vedi scheda film
Che fine ha fatto Jessup Dolly? Se lo chiede lo sceriffo Baskin, che lamenta la sua sparizione a pochi giorni dal processo, e se lo chiede la figlia Ree, allarmata perché per pagarsi la cauzione ed uscire di galera il padre ha impegnato la casa e la terra, ovvero tutti i beni di famiglia.
Ree è una ragazza dalla scorza dura: da quando il padre, abile manipolatore di metanfetamine, se n'è andato, finendo prima in gattabuia per poi dissolversi nel nulla, lei, a soli 17 anni, s'è ritrovata sulle spalle un carico immane di responsabilità: badare alla madre Connie, depressa, instabile, assente, e costantemente imbottita di farmaci, e crescere ed educare il fratello dodicenne Sonny e la sorellina seienne Ashlee.
Ree spacca la legna per il camino, caccia gli scoiattoli che poi sfameranno la famiglia, e intanto insegna ai fratelli minori a scuoiarli, dopo avergli mostrato come gli si spara e prima di fargli vedere come li si cucina. Quella che è già una situazione al limite precipita quando lo sceriffo si presenta a casa Dolly per recapitare le ultime novità dal versante giustizia: Jessup è uscito di galera grazie a cotanta cauzione, ma poi s'è volatilizzato; di conseguenza, se non si presenterà al processo, fissato di lì a tre giorni, quella casa verrà confiscata per risarcire la sua fuga. A Ree non resta quindi che indagare lei stessa sulla sorte toccata al padre, a partire dal quesito più importante: è vivo o morto?
Vincitore delle edizioni 2010 di Sundance Torino e Stoccolma Film Festival e candidato a 4 premi Oscar, Winter's Bone è un dramma cupo e gelido come gli ambienti invernali che lo dominano (i boschi selvaggi e pittoreschi dell'altopiano d'Ozrak, nel sud del Missouri), un viaggio doloroso e disperato all'interno del tessuto sociale di una comunità rurale chiusa ed impenetrabile, distante anni luce dal sogno americano, della quale la regista fornisce un'immagine intensa ed agghiacciante.
Cresciuta in un contesto sociale culturalmente immobile ed impermeabile alla modernità, e costretta dagli eventi a maturare in fretta e a sopire ogni istinto di affrancamento e di realizzazione personale (l'arruolamento nell'esercito sembra per lei destinato a restare un sogno), Ree dedica ogni sforzo alla difesa orgogliosa e necessaria del nome e del futuro stesso della propria famiglia: con coraggio e sfrontatezza cerca la verità rivolgendosi direttamente al vicinato, composto per lo più da parenti coi quali il padre ha condiviso interessi illeciti, ma si scontra con un'omertà pressoché invincibile, vedendo ogni sua richiesta sistematicamente respinta da un invalicabile muro di gomma.
Quello descritto con sguardo sensibile e decisamente femminile dalla regista Debra Granik è un mondo caratterizzato da povertà e violenza, un mondo maschilista, fermo nel tempo ed ancorato ad una concezione patriarcale della famiglia, all'interno del quale Ree si inserisce sfidando ogni regola ed ogni tabù: spinta alla ricerca della soluzione del mistero dal bisogno di sopravvivenza unito all'istinto di emancipazione, Ree mette a serio rischio la propria incolumità cercando di spostare il confine che davanti alla causa di forza maggiore rende inapplicabile il principio basilare della solidarietà umana, imbattendosi però in una difesa corporativa delle regole della comunità perseguita con ogni mezzo, dai semplici avvertimenti alle minacce fino alle percosse.
Winter's Bone è una discesa terribile tra acque torbide dalle quali alla verità non è consentito emergere se non monca, incompleta, mutilata; è un film dall'incedere lento ma inesorabile, che cattura tra le fredde lande desolate di un posto dimenticato da dio, gela le ossa, toglie il respiro e lascia attoniti: merito della regia ispirata e personale di Debra Granik, della sceneggiatura solida ed avvincente scritta dalla stessa regista con Anne Rosellini adattando per il cinema il romanzo omonimo di Daniel Woodrell, della fotografia livida e fredda di Michael McDonough, efficace nel rendere il magnetismo e la carica visiva degli splendidi paesaggi, e del sorprendente cast, che annovera anche attori non professionisti reclutati sul posto, mentre tra i professionisti registra l'immensa prova della ventenne Jennifer Lawrence, che ruba la scena donando alla sua Ree la giusta fisicità e un selvatico carisma finendo quasi per oscurare l'ottimo John Hawkes, ambiguo ed inquietante nel ruolo del fratello di Jessup (chiamato da tutti Teardrop per via di un curioso tatuaggio vicino all'occhio sinistro). Ad impreziosire il tutto c'è poi il commento musicale del polistrumentista Dickon Hinchliffe, fondatore dei Tindersticks, che va a completare la bella colonna sonora composta da brani country e folk (alcuni originali, altri tradizionali riarrangiati) eseguiti da artisti locali.
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