Regia di Oliver Stone vedi scheda film
Dico subito che sono un fan di Oliver Stone e della sua indole di cineasta (e di uomo) mai pacificato, ma devo altresì dire che ho maturato l'impressione che si sia negli ultimi anni rafforzato un fronte di critici avversi quasi pregiudizialmente nei confronti di Stone. Ammetto di essermi perso qualcuno degli ultimi film da lui realizzati, ma a testimoniare il valore intellettuale del regista restano le sue prime intramontabili opere, perle meravigliose che hanno mirabilmente raccontato la coscienza (buona e cattiva) dell'America. Ciò che da sempre mi lega allo spirito che muove le scelte di Stone è questo fondo di inquietudine e di repulsione per il conformismo conservativo. Ed è curioso notare come lo sguardo di Stone sul suo Paese (ma anche sugli uomini) sia in realtà controverso. Mi spiego. Non è difficile supporre che gli americani conservatori abbiano irreversibilmente bollato Stone con la prevedibile etichetta di "comunista" (esattamente come i supporters del nostro premier fanno con gli avversari). Ma proprio l'altro giorno leggevo un recensore italiano usare nei suoi confronti la definizione di "anarchico di destra". E mi è venuto spontaneo un pensiero. La formula appena citata viene sovente utilizzata per definire la collocazione ideale del nostro Marco Travaglio. Ecco, penso che si possa ragionevolmente assimilare Oliver Stone a Travaglio, come idea della politica e della società. A qualcuno tale accostamento potrà apparire ardito o perfino bislacco, eppure io ho questa impressione di due persone LIBERE: da appartenenze ideologiche, da semplificazioni e da etichette di comodo. Due persone che non si vergognano di inseguire l'utopia di una società dove il buon senso soppianti le etichette ideologiche. Diciamo pure che quest'ultima opera si colloca a pieno titolo tra la migliore produzione di Oliver Stone. Film animato da una vena polemica, da una inquietudine profonda, caratteristiche che ci sono famigliari nell'ottica di questo regista. E' il solito Stone, un uomo che critica il suo Paese perchè lo ama disperatamente. Il film ha ricevuto in Italia accoglienza critica piuttosto negativa. Ho letto giudizi assai discutibili, del tipo che "Stone non morde più" oppure che avrebbe "diluito la sua rabbia inquieta con una storiellina sentimentale e banalmente romantica". Non sono affatto d'accordo: Stone ha realizzato un'opera tagliente, ficcante, amarissima...in cui la disperazione per la deriva spietata del mercato finanziario si apre all'umanità e alla rivalutazione dei sentimenti e alla capacità d'amare di uomini e donne. Tanto che perfino un uomo come Gordon Gekko che aveva fatto dell'avidità il suo mito, quando realizza di essere anziano e solo, percepisce che solo gli affetti famigliari lo salveranno. E in quelle immagini finali di famiglie che festeggiano, io vedo un'apertura alla speranza, lontano dallo sguardo luciferino degli squali della finanza, e da chi vagheggia un consorzio umano nettamente diviso tra lupi ed agnelli, orsi e tori. Il film mi ha appassionato senza riserve, prodotto di un regista ricco di un'esperienza che lo rende splendido affabulatore di questi tempi opachi. Magistrale la sua vena nel raccontare il pulsare disordinato e spietato dei nostri giorni incerti, sfumati sui numeri e sui bilanci, sulle cifre che prevalgono sui sentimenti e sul buon senso comune. Accennavo prima al fatto che in realtà mi sono perso l'ultimissima produzione "stoniana" e ho rischiato di perdermi anche quest'ultimo film, depistato da certe critiche malevole. Per questo mio tardivo (felicissimo) recupero devo ringraziare Film TV, dove, nell'ambito di un suo editoriale, l'ottimo direttore Aldo Fittante segnalava con entusiasmo il valore della pellicola. Una nota di merito assolutamente rilevante va alla colonna sonora, divisa su tre musicisti ugualmente prestigiosi. David Byrne e Brian Eno innanzitutto, due nomi così luminosi da rendere superfluo ogni commento. Qualcosa va invece detto sul meno popolare Craig Armstrong. Per chi non lo conosce, si tratta di un raffinatissimo pianista e compositore, nonchè direttore d'orchestra e curatore ufficiale della colonna sonora del film. Dopo aver segnalato la presenza di un breve cameo dello stesso Stone, soffermiamoci ora su un cast praticamente perfetto. Michael Douglas man mano che invecchia somiglia curiosamente sempre di più al glorioso padre. Confesso che lo davo per spacciato e definitivamente bollito dopo averlo visto in un mediocre thriller la scorsa stagione, ma qua (complice sicuramente la mano felice di Stone) torna il Douglas dei vecchi tempi.
Shia LaBeouf è un attore che non ho mai amato particolarmente (men che meno in versione "Transformers"!), mentre qui è perfetto, totalmente aderente al ruolo. Carey Mulligan è adorabile. Susan Sarandon splendida. Piccola parentesi; nessuno ne parlerà mai in nessuna recensione ma io che posso permettermelo segnalo volentieri la presenza, in un ruolo secondario, di Vanessa Ferlito, una delle attrici più libidinosamente sexose mai viste sullo schermo (qui però castigatissima). E per ultimi ho tenuto tre attori di quelli che mi esaltano, di quelli che ci perdo la testa. Eli Wallach, un grande vecchio al quale bisognerebbe fare un monumento. Josh Brolin, un attore che adoro, una delle facce di Hollywood più belle di sempre, un gran fico, un interprete potente. E infine colui che, assieme a Michael Caine, io reputo il più grande attore di cinema vivente: Frank Langella, espressione altissima dell'Arte della recitazione. Oliver, non dar retta ai detrattori. Non mollare. I tuoi migliori film li hai realizzati in gioventù, ma se alla tua età ci stai offrendo prove palpitanti come questa, vuol dire che c'è ancora bisogno del tuo Cinema.
Voto:10
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