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Wall Street. Il denaro non dorme mai

Regia di Oliver Stone vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Wall Street. Il denaro non dorme mai

di FABIO1971
6 stelle

"Siete nella cacca fino alle orecchie. Ancora non ve ne rendete conto, ma siete la generazione dei tre 'niente': niente lavoro, niente reddito, niente risorse. Davvero un gran bel futuro. Qualcuno mi ha ricordato, qualche sera fa, che una volta ho detto: 'L'avidità è giusta'. A quanto pare è diventata legge... Perchè, vedete, è l'avidità che spinge il mio amico barista a comprare tre case che non può permettersi e senza dare l'anticipo. Ed è l'avidità che spinge i vostri genitori a chiedere un mutuo di 250000 dollari su una casa che ne vale 200 e con quei 50 correre al centro commerciale a comprare la tv al plasma, l'ultimo cellulare, il computer e, già che ci sono, anche un suv. E perchè non anche la seconda casa? In effetti conviene... Insomma, lo sappiamo tutti che il prezzo delle case in America sale sempre, giusto? Ed è l'avidità che ha spinto il nostro governo a ridurre il tasso di interesse all'1% dopo l'11 settembre perchè tornassimo tutti a fare shopping... E hanno inventato tante belle siglette per mascherare il grande debito: CMO, CDO, SIV, ABS. Scommetto che ci sono al massimo 75 persone in tutto il mondo che sanno che cosa sono. Beh, adesso ve lo dico io: sono solo delle ADM, armi di distruzione di massa, ecco che cosa sono... Mentre ero dentro, mi è sembrato che l'avidità sia diventata ancora più avida e con l'aggiunta di un pizzico di invidia. I signori degli hedge funds se ne andavano a casa con 50-100 milioni di dollari l'anno, così anche il banchiere si guarda intorno e dice: 'Mica sono l'ultimo imbecille'. E comincia a usare la leva finanziaria sugli interessi fino a 40-50 a 1. Con i vostri soldi: non con i suoi, con i vostri. E glielo lasciano fare, tanto siete voi che avete fatto il mutuo. E il bello della faccenda è che nessuno è responsabile... Il fatto è che crediamo tutti alla stessa favola: l'anno scorso, signore e signori, il 40% di tutti i profitti societari americani era costituito da proventi finanziari, non dalla produzione o da qualcosa che avesse comunque a che fare con le necessità delle persone... La verità è che ci siamo tutti dentro: banche, consumatori, tutti muoviamo la giostra dei soldi. Prendiamo un dollaro, lo pompiamo di steroidi e lo chiamiamo leva finanziaria. Io, invece, lo chiamo finanza dopata... Ero considerato un uomo piuttosto sveglio nel mio ambiente e forse sono stato dentro troppo a lungo, però la prigione può anche essere una salvezza. Guardi oltre le sbarre e dici: 'Ehi! Ma là fuori sono diventati tutti matti?'... È chiaro come il sole, basta fare un po' di attenzione: la madre di ogni male di oggi è la speculazione, il debito indotto. In conclusione, il vero nemico è il prestito. È ora di riconoscere che è un biglietto sicuro per la bancarotta, senza ritorno. È sistemico, maligno ed è globale. Come il cancro. È una malattia e dobbiamo combatterla. E come facciamo a farlo? Come possiamo sfruttare questa malattia a nostro favore? Beh, ve lo dico io, in quattro parole: comprate il mio libro!".
[Michael Douglas, durante la sua conferenza con gli studenti universitari]

"Louis, stiamo per fallire?".
"Fai la domanda sbagliata, Jacob".
"E qual è quella giusta?".
"Chi non fallirà?"
.
[Shia LaBeouf e Frank Langella]


2008: Gordon Gekko (Michael Douglas), condannato a 8 anni di reclusione nel carcere federale di Otis per insider trading e frode finanziaria ("Una delle condanne più severe mai date a un colletto bianco dell'economia") ha scontato la sua pena e, tornato a New York, ha pubblicato il libro che ha scritto in prigione, Is Greed Good? ("L'avidità è giusta?"), subito balzato al top delle classifiche dei best-sellers. Partecipa a conferenze e trasmissioni televisive, pungolato dai giornalisti ad analizzare le allarmanti notizie provenienti da Wall Street, dove le turbolenze dei mercati finanziari stanno trascinando molte società verso la bancarotta. È il caso di Jake Moore (Shia LaBeouf), uno dei cervelli più brillanti della Keller Zabel Investments, brand di punta dell'investment-banking, il cui proprietario, Louis Zabel (Frank Langella), distrutto dalla notizia del fallimento della sua impresa ("Titoli tossici in bilancio e nessun compratore a cui venderli"), si è ucciso buttandosi sotto la metropolitana: Jake, infatti, prossimo alle nozze proprio con la figlia di Gekko, Winnie (Carey Mulligan), è rovinato, senza più un lavoro e sommerso da debiti spaventosi, ma intende vendicarsi affondando la Churchill Schwartz, l'impero finanziario di Bretton James (Josh Brolin), "un lupo travestito da agnello", la mente spietata dietro il crollo della compagnia di Zabel. Da solo, però, Jake non riuscirebbe mai a sconfiggerli, tanto più che James, che ha fiutato immediatamente il suo talento da broker di razza, gli ha proposto di lavorare per lui. Per il suo piano, però, ha bisogno di aiuto: e, visto che si tratta ancora di insider trading, Jake non può che rivolgersi a Gordon Gekko. Ma c'è un drammatico imprevisto: il 15 settembre 2008 crolla la Lehman Brothers e la borsa di Wall Street collassa...
Con Wall Street: Il denaro non dorme mai Oliver Stone torna dopo 23 anni a raccontare, in un sequel-remake-aggiornamento di se stesso, le crepe e i controsensi storici del sistema capitalistico americano e le immanenti storture del Potere politico ed economico: meno convincente e ispirato del precedente capitolo, ma, indubbiamente, sorretto da uno sguardo tutt'altro che conciliato. Veleno, critica spietata e sprezzanti bordate sarcastiche, infatti, sottendono incisivamente le meno esaltanti evoluzioni drammaturgiche di uno script, firmato da Stephen Schiff e Allan Loeb, che proprio quando, entrato nel cuore della vicenda, dovrebbe assestare il colpo di coda, implode su se stesso sciogliendosi in rivoli sentimentalistici di più epidermico appeal. Sono, infatti, gli eccessi demagogici e le edulcorazioni schematiche che regolano le vicende private dei personaggi (il rapporto tra Gekko e sua figlia Winnie, ma anche quello tra Jake e sua madre, interpretata da Susan Sarandon, e quello, sentimentale, tra Jake e Winnie) ad apparire eccessivamente ridondanti, mentre i conflitti e i drammi che coinvolgono i protagonisti faticano ad assumere il necessario spessore per affrancarsi dall'illustrazione di uno stereotipo. Da un punto di vista prettamente formale, invece, Wall Street: Il denaro non dorme mai si rivela opera molto più riuscita, lasciandosi senz'altro ammirare per il ritmo incalzante della narrazione, esaltato dal tripudio indiavolato di split screen, ralenti e flashforward, per la macchina da presa mobilissima, che volteggia tra i grattacieli di New York o danza lungo i corridoi e intorno alle scrivanie degli uffici dei colletti bianchi dell'alta finanza, per la smagliante veste spettacolare (dalla fotografia di Rodrigo Prieto alle perle della colonna sonora, che presenta, tra i vari brani, anche alcuni gioiellini della reunion del 2008 della magnifica coppia Brian Eno & David Byrne, oltre a riproporre, come nel Wall Street del 1987, This Must Be the Place dei Talking Heads durante i titoli di coda) e, ovviamente, per l'esibizione del cast all star (dal quartetto di protagonisti principali fino a un monumentale Frank Langella, passando per un sardonico Eli Wallach e i brevissimi cameo di Charlie Sheen e, come consuetudine, dello stesso Oliver Stone).
"Sapete qual è stata la madre di tutte le bolle? È successo molto tempo fa, per caso: l'hanno chiamata esplosione cambriana, circa 530 milioni di anni fa. E nei successivi 70-80 milioni di anni il tasso di evoluzione è accelerato così in fretta che siamo arrivati noi, la razza umana. Ancora non sanno spiegare come è successo, sanno solo che è successo: alcuni dicono che è stato solo il caso, altri che c'era un disegno. Chi può saperlo?".

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