Regia di Peter Flinth vedi scheda film
Il film, tratto liberamente da una saga in quattro volumi di Ian Guillou che hanno avuto grande successo nei paesi scandinavi, dovrebbe rappresentare il primo di una trilogia legata alla storia dei paesi nordici, arricchita dalle leggende ivi circolanti. Tratta dell’amore travagliato fra Arn Magnusson e Cecilia Algotsdotter, delle lotte feroci fra Clan e della nascita dello stato svedese. Ambientata sul finire del XII secolo vede Arn, allevato in un convento in cui viene istruito all’uso delle armi da padre Guilbert (ex templare), giovane, dalla morale rigorosa, coraggioso, che si innamora, ricambiato di Cecilia, ragazza vivace, ma non sfacciata. Per una perdita di controllo momentanea Cecilia rimane incinta ed, sulla base di una delazione, il consiglio degli anziani condanna lei ad essere rinchiusa in un monastero per 20 anni (ove partorisce e il frutto del peccato le viene tolto) ed Arn ad andare a combattere in Terra Santa. Qui si fa una nomea di cavaliere coraggioso ed onesto conosciuto localmente come al Gouti e casualmente salva la vita a Saladino, il quale rende il favore salvandolo quando ottiene la conquista di Gerusalemme e massacra tutti i templari. Guarito, torna in patria, si rimette con Cecilia, conosce il figlio e di fronte alla guerra contro il clan rivale, alleato coi danesi, non avendo possibilità di scampo, istruisce al combattimento tutti gli uomini del suo clan ed in un’epica battaglia sconfigge gli avversari. Ferito gravemente, muore fra le braccia dell’amata Cecilia. Il film, dal ricco budget, avrebbe dovuto essere apologetico della storia degli scandinavi, ma non riesce a toccare l’animo e la sensibilità degli spettatori. Si svolge con un ritmo lento e pesante. Anche le scene di battaglia non creano quel senso di pathos necessario, sembrano tagliate delle parti essenziali, in certi momenti sono quasi patetiche (vedi il vincente lancio di frecce che in scarso numero fanno danni enormi fra i nemici). Inoltre, salvo padre Guibert, i personaggi non paiono approfonditi sufficientemente e a distanza di 20 anni, trascorsi non certo nell’agio, non appaiono neppure invecchiati, La coreografia lascia a desiderare, il montaggio è paurosamente lento. Meglio si comportano la fotografia (non sempre) e la musica (sostanzialmente di tipo solenne religioso). Complessivamente si vede, ma non rimane nulla nella mente. Voto 5
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