Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film
Se Salvatores avesse puntato più sul pirandelliano della storia (ossia i personaggi in cerca d'autore) e meno sulla storia che effettivamente il protagonista-autore racconta sarebbe stato un grandissimo film. Peccato gli sia mancato il coraggio rendendo questo Happy Family un'occasione persa, almeno in parte. Molto bella, invece, la Milano rappresentata tra la china town meneghina e i colori del centro città.
L'idea di base è un classico del meta-cinema con enormi potenzialità, ma Salvatores si perde troppo nel farci vedere il film nel film, una commediola italiana (inquietante se pensiamo a quanto possa assomigliare al recente Mine Vaganti del furbo Ozpetek) e lascia perdere, invece, il mondo reale e il rapporto tra l'autore e i suoi personaggi. In Sei personaggi in cerca d'autore Pirandello ci mostra la commedia rappresentata come critica al teatro e alla società dei suoi tempi, Salvatores non sembrà voler farlo e rischia di divenire egli stesso connivente di questa nuova commedia piaciona italiana.
Chopin è adattissimo sotto le immagini della Milano notturna, fa da sottofondo eccelso ad uno dei migliori momenti del film.
Il lieto fine, terribile. Se l'idea di mostrarci tutti gli oggetti e le persone che hanno ispirato De Luigi poteva essere buona, il finale viene gestito davvero male.
Fotografia colorata alla Wes Anderson, che rende Milano come fosse un quadro, e una regia che decide di puntare sulla resa dei luoghi. Buono l'espediente di far raccontare i personaggi allo spettatore, è un po' come se lo stesso spettatore fosse l'autore. Chi ha mai scritto qualcosa pagherebbe oro per vedere il proprio personaggio prendere vita e discutere con lui per fornirgli spunti o semplicemente per esplicitare un suo modo d'essere.
Sufficienza risicata, fisicamente ci stava molto nel personaggio ma l'ho trovato un po' troppo fastidiosamente marionettistico in alcune parti.
Diego fa sempre il suo solito personaggio, pero' lo fa bene. Recita in modo realistico e risulta istintivamente simpatico. I suoi dialoghi con Bentivoglio sono i migliori (quello sul Marocco in cui Salvatores stesso si autocita è geniale) e indubbiamente è almeno la metà dei motivi per cui ho visto questo film.
Bentivoglio è un grandissimo, molte delle cose che ho detto sopra per Salvatores valgono per lui. Compostissimo, entra benissimo nel suo personaggio e la sua recitazione possiede una levità quasi commuovente. Il rapporto con la madre malata di Alzahimer o i modi di dire come "oh ma che bene", sono tutte piccole vittorie di Bentivoglio nella sua recitazione quasi spettrale ma pregna di significati. Quando fa coppia con Abatantuono, poi, non può che alzare il livello ancora di più. I due sono sempre incredibilmente affiatati, sembra che siano passati solo un paio di mesi da Turnè, quando fumano e discutono assieme ti sembra di vedere quel Salvatores del tema dell'amicizia che tanto ci è piaciuto quindici, e più, anni fa.
Una bella scoperta, molto affascinante.
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