Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film
Che voleva fare Salvatores? Ci chiediamo smarriti a fine proiezione di questo pot-pourri di scenettine esili, dalle scenografie cartoonistiche che sembrano scimmiottare un Truman Show dei poveri…
Rimettere insieme la caricata caricatura di Abatantuono con un mestissimo Bentivoglio? (hai voglia ad auto citarsi i due…:”Forse ci siamo già visti in Marocco?...” ma Marrakech Express è lontano anni ed anni luce…).
Dare un senso a Fabio de Luigi, che sfora nel cinepanettonismo a più riprese?
Rispolverare un trito impianto teatrale? (ma prima di cercare l’autore ai personaggi, devi cercare di farli vivere ‘stì personaggi… e questi di Happy Family boccheggiano senza speranza…).
Mandarci a nausea anche Simon & Garfunkel prima di insertarci una Milano da bere in bianco e nero sulle note di Chopin?
Tentare l’approccio naif sul mondo adolescenziale che scimmiotta i grandi coi due sedicenni (un leccato dolcegabbanino – e poi sparl(iamo)ano di Ozpetek… - ed una pseudo alternativa già isterica) che vogliono sposarsi?
Sperimentare qualcosa di nuovo? (peccato che Vero come la finzione – 2006 – di Marc Forster, si fosse già sbizzarrito in un restyling pirandelliano di ben altro spessore ed efficacia).
Ignobilmente scopiazzata anche la carrellata finale (da “I soliti sospetti) sugli oggetti di scena che hanno stimolato la fantasia del narratore.
Salviamo i siparietti con la massaggiatrice cinese e, soprattutto, un memorabile criceto strapazzato, autentica, ed unica, rivelazione del film.
Due lampi nel buio.
Decisamente sotto il minimo sindacale.
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