Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film
Salvatores e la sua rimpatriata con vecchi amici, Abatantuono e Bentivoglio.
Sceglie una commedia sui generis dall'impianto "teatrale" camuffata da film arty, un po' Ikea.
Un signorino annoiato ma ricco decide di scrivere una storia da "leggere". E delinea i suoi personaggi, dal padre irrepresensibile malato di cancro, dalla figlia, che superata la stagione ormonale è in crisi d'identità e puzza di sott'aceto, un figlio "particolare", una moglie tanto "buona" e una vecchina rimbambita che soffre di Alzheimer.E dall'altra parte un'altra famiglia "felice". Con padre "barzellettiere" e cannaiolo, una moglie che beve caffè amaro e una figlia adolescente "strana" ma a cui piacciono i ragazzi "normali".
E Chopin su una Milano in bianco & nero, notturna, operaia, molto spot.
Film irrisolto, banalotto nei dialoghi, che vorrebbe essere originale e sperimentare nuovi linguaggi visivi e narrativi, ma che risulta inficiato da un patetico, dolciastro retrogusto di italioto "entusiasmo" per le nostre virtù e i nostri difetti.
Più che semplice, semplicististico, forse non sempliciotto.
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