Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film
Sostengono di aver fatto un film sull’Italia, i fratelli Vanzina, una commedia seria sui vizi privati e le pubbliche virtù del popolo italico. Certa critica ha parlato di un passo avanti rispetto alla produzione abituale. A conti fatti, gli unici film veramente riusciti sono tre o quattro, gli altri sono troppo ambiziosi o irrimediabilmente mediocri. Questo si inserisce nel primo filone, ma anche nel secondo. Né ignobile né volgare, depurato di qualunque trivialità anche intellettuale, è simile a quei film alimentari che i mestieranti della commedia all’italiana di serie B giravano in due mesi: attori famosi e simpatici, trama farsesca, difetti nostrani, volemose bene.
In più i Vanzina ambiscono ancora una volta all’affresco alla Love Actually (quanti danni ha fatto Curtis con quel bel film?), con il perfetto groviglio delle storie e dei personaggi, che poi alla fine non è altro che un rinnovamento del trito film ad episodi: i tre segmenti si intrecciano senza problemi o difficoltà e in modo molto facile, ma il problema di fondo è che non spicca mai il volo. Banale, scontato, piattissimo anche nei presunti colpi di scena, privo di reali connessioni con il Paese Reale (che dovrebbe essere incarnato dall’intercettatore di Enrico Brignano), ha il suo punto di forza in Gigi Proietti, che anche quando non è servito dal copione è sempre una spanna sopra il resto del mondo.
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