Regia di Sergio Corbucci, Albert Band vedi scheda film
Corbucci ha diretto svariati notevoli 'spaghetti' western; Massacro al Grande Canyon non è di certo fra questi. Perchè si tratta di un lavoruccio di scarsa sostanza e realizzato con altrettanto scarsi mezzi, finito nelle mani del regista italiano (che però si firma Stanley Corbett) dopo che era partito nelle mani del collega francoamericano Albert Band; perchè, soprattutto, di 'spaghetti' ha poco o nulla, essendo smaccatamente improntato - trama, recitazione, ambienti, colonna sonora (di Gianni Ferrio) - all'imitazione del modello statunitense, tanto da sfoderare un protagonista-fac simile come James Mitchum, figlio e sosia di Robert. Nel cast ci sono anche George Ardisson, Giacomo Rossi-Stuart e un giovanissimo Andrea Giordana; la sceneggiatura (di Band e Corbucci) segue un canovaccio piuttosto semplice e tipico del genere, cioè quello del cowboy che torna in città per vendicarsi. A ben vedere, quindi, quello che viene solitamente riconosciuto come il primo western all'italiana non ha granchè di espressamente italiano, non è un lavoro particolarmente riuscito e soprattutto non è neppure il primo in assoluto poichè l'anno precedente Caiano e Blasco dirigevano Duello nel Texas. L'arrivo in sala, poi, di Per un pugno di dollari di Sergio Leone, qualche mese dopo, aprirà definitivamente il varco per uno dei filoni più fortunati - e generosi di soddisfazioni, soprattutto economiche ma non solo - per il cinema italiano. Fotografia di Enzo Barboni. 3,5/10.
Wes torna in città per vendicare l'assassinio del padre e per riprendersi la fidanzata, ormai sposatasi - pur contro il suo volere - con un altro.
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